L'interrogatorio è stato lungo, si parla di diverse ore che il ministro della Giustizia Usa Jeff Sessions ha passato davanti al procuratore speciale Robert Mueller, che indaga sul Russiagate, l'inchiesta sulla presunta ingerenza di Mosca slle elezioni americane. Quella che era solo un'indiscrezione del New York Times è stata confermato dal dipartimento per la Giustizia.
Lo scorso marzo Sessions si era autoescluso dall'inchiesta sul Russiagate, dicendo che si sarebbe astenuto da qualunque indagine sulle presidenziali. Alcuni lo avevano considerato un tradimento, ma dopo qualche mese, interrogato dalla Commissione intelligence del Senato, Sessions aveva spiegato che lo aveva fatto solo per rispettare le regole del dipartimento di Giustizia, in base alle quali chi ha partecipato ad una campagna elettorale non dovrebbe partecipare alle inchieste che chiamano in causa la campagna stessa.
La scorsa settimana Sessions è stato interrogato. È il primo membro dell'esecutivo guidato da Trump ad aver risposto alle domande del procuratore Mueller. Anche se nulla è ancora trapelato è probabile che Sessions abbia risposto alle domande sul licenziamento dell'ex direttore dell'Fbi James Comey da parte di Trump e sui presunti ostacoli alla giustizia da parte del presidente.
Tensione Fbi-Casa Bianca
"Se toccate il mio vice, me ne vado". Christopher Wray, direttore dell'Fbi, avrebbe minacciato di andarsene sbattendo la porta se dovesse saltare il suo braccio destro Andrew McCabe, finito nel mirino del ministro della Giustizia e spesso criticato dal presidente Trump.
Il problema principale è il vecchio legame tra McCabe e Comey, l'ex direttore dell'Fbi silurato dal presidente lo scorso maggio. Ma il direttore Wray non vuol saperne e cerca di resistere alle forti pressioni che gli arrivano dalla Casa Bianca.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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