Ryoan-ji, l'enigma del giardino zen verso l'Illuminazione

A Kyoto c'è il più importante dei giardini zen, fatto di ghiaia, rocce e pietre. Rappresenta un rompicapo che solo gli "illuminati" riusciranno a risolvere

Ryoan-ji, l'enigma del giardino zen verso l'Illuminazione

Il tempio Ryoan-ji è uno stupendo rompicapo che l’Unesco, poco meno di venticinque anni fa, ha inserito tra i beni patrimonio dell’Umanità. Non per niente è il più famoso (e importante) tra i giardini zen di tutta l'Asia. A pianta rettangolare e secco, fatto di rocce pettinate, rappresenta un autentico enigma. Anzi, per dirla meglio, è un koan: un “problema” teorico e pratico la cui soluzione consente a chi vuole imparare lo Zen di avvicinarsi, un passo in più, verso l’illuminazione.

Il Ryoan-ji è tra i posti più affollati di turisti di tutta Kyoto. E ne risente, perciò, l’atmosfera tranquilla che si dovrebbe respirare accanto al giardino. Su due scaloni si sta assiepati a fissare il rettangolo di ghiaia, rocce e pietre che intorno al Quattrocento, furono disposte dall’architetto e maestro dell’arte della cerimonia del tè, Soami. L’ordine delle pietre è esso stesso l’indovinello zen da risolvere. Su questo si son scervellate generazioni di monaci e di studiosi, anche europei.

Il tempio di Ryoan-ji, che nacque come villa del clan Fujiwara prima di essere donato ai monaci buddisti, è uno dei centri più importanti dell’importante setta Rinzai che, nel panorama delle scuole Zen rappresentò (e rappresenta ancora oggi) una delle realtà più interessanti della spiritualità zen e asiatica in generale.

A differenza dell’approccio di altre filosofie, come quella Soto (che postula una sostanziale inazione in attesa del manifestarsi della buddhità), i monaci Rinzai cercano, pungolano, continuamente e senza sosta, mente, corpo e spirito affinché si raggiunga l’illuminazione. Questa può arrivare solo grazie a uno sforzo, uno choc, un impegno sovraumano. Cosa che ha fatto il successo di quello che resta un vero e proprio longseller, le 101 Storie Zen raccolte da Nyogen Senzaki e Paul Reps che narrano dei patemi e delle vicende di asceti e monaci lungo la strada dell’illuminazione.

Secondo quel che si racconta qui, il giardino del Ryoan-ji si basa sull’ordine di quindici pietre. Che possono vedersi tutte insieme, in un unico colpo d’occhio, solo e se si è stati capaci di raggiungere l’illuminazione risolvendo l’enigma che si cela dietro l’intera composizione del giardino stesso.

Le interpretazioni però, come le vie verso lo Zen, sono tantissime, differenti e contrastanti.

Quello che è unico, però, è il fascino e il magnetismo di un luogo che riesce – nonostante l’affollamento – a rimanere l’esempio più importante e geniale di una cultura spirituale e religiosa che, nonostante i troppi tentativi di banalizzazione, conserva intatto il suo significato trascendente.

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