La Russia aveva avvisato la Turchia: "Abbiamo le prove dei vostri traffici con lo Stato islamico". Erdogan ha quindi sfidato Putin: "Se ci sono documenti, devono mostrarli, lascino che li vediamo. Se si dimostra, io non resterò in carica. E lo dico al signor Putin: 'Lei resterà in carica?'". Ora, però, le prove sarebbero arrivate.
Un primo messaggio della Russia alla Turchia era arrivato durante il summit di Antalya, dove Putin disse: "Isis è finanziato da individui di 40 Paesi, inclusi alcuni membri del G20". L'intelligence russa aveva da tempo raccolto le prove della connivenza tra Ankara e Stato islamico: aspettava solo il momento giusto per diffondere dati e immagini. E il momento giusto è arrivato dopo l'abbattimento del Sukhoi, il 24 novembre scorso. Quel giorno i russi hanno cambiato strategia: hanno abbandonato la convenienza politica a breve termine per mostrare al mondo intero come un Paese Nato, la Turchia, sia totalmente inaffidabile per i partner occidentali.
Come è noto, i bombardamenti russi colpiscono non solo le postazioni dello Stato islamico, ma anche tutta la galassia di ribelli legati ad Al Qaeda che operano in Siria. Inoltre, tra gli obiettivi russi ci sono anche i commerci illeciti, soprattutto quello legato al petrolio, che l'Isis intrattiene innanzitutto con la Turchia. E tutti erano a conoscenza di questi traffici. Tutti sapevano, ma nessuno parlava.
Ora, però, l'Occidente sa che uno dei suoi più importanti alleati in Medio Oriente gioca sporco.Cosa faranno ora i Paesi europei e l'America? Riusciranno a sganciarsi dai vecchi schemi e a guardare con maggior fiducia alla Russia di Vladimir Putin?
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.