"Scelte irrazionali". Ecco cosa muove (davvero) Putin

Trattative tra Ucraina e Russa. Due i punti nevralgici su cui trovare l'accordo. L'ambasciatore: "Permangono i dubbi sulla razionalità delle decisioni di Putin"

"Scelte irrazionali". Ecco cosa muove (davvero) Putin

Una logica "tutta da dimostrare". Così, il segretario generale della Farnesina e ambasciatore in Germania, Michele Valensise, ha commentato l'azione militare che ha portato la guerra in Ucraina. E, per mettervi fine, le buone intenzioni non bastano. Le parole spese al tavolo delle trattative tra i due paesi devono essere dimostrate da fatti concreti. Ma, già "il fatto che russi e ucraini si ritrovino attorno a un tavolo è senza dubbio un fatto positivo", ha spiegato l'ambasciatore Valensise che, in un'intervista al Messaggero riconosce "qualche piccola apertura nelle rispettive posizioni".

Infatti, i russi sono passati dal considerare "la classe dirigente di Kiev alla stregua di nazisti e drogati", al dialogo. Ma le parole, in una situazione del genere, non sono sufficienti: "Le buone intenzioni devono esser seguite dai fatti - continua l'ambasciatore - e i fatti non sono incoraggianti". La prova arriva dagli ultimi eventi: nonostante l'annuncio della riduzione dell'azione militare attorno a Kiev, si sta assistendo "a una recrudescenza di bombardamenti russi contro obiettivi di tutti i tipi, anche civili". Per questo, "si può capire la cautela di quanti dicono, ucraini in primis, che le buone intenzioni dei russi vanno messe alla prova dei fatti". Difficile, quindi, capire se la situazione attuale potrebbe portare a un accordo vero e proprio, perché anche la sospensione dei bombardamenti potrebbe essere interpretata sia come una ritirata definitiva da parte dei russi, che come una "pausa tecnica per poi riprendere l'offensiva". Tutto ciò è impossibile da prevedere.

I punti su cui verte la trattativa sono due, secondo quanto spiega l'ambasciatore Valensise al Messaggero: "Il primo è la neutralità, sulla quale ci sono state aperture significative da parte di Zelensky", che si è detto pronto a sostenerla, mentre il secondo riguarda i territori di Crimea e Donbass. Entrambe le potenze, in questo caso, hanno espresso posizioni molto chiare: da una parte, il presidente ucraino ha sempre professato la volontà di tenere unito il territorio, mentre dall'altra parte, Putin ha giustificato l'azione militare proprio col tentativo di andare in aiuto di questi territori. Per questo, sul secondo punto, "la trattativa è ancora più delicata perché nessuno può perdere la faccia" e un compromesso potrebbe richiedere tempo e "passare attraverso una diluizione nel tempo dell'assetto definitivo". In questo caso, spiega l'ambasciatore al Messaggero, "si lascerebbe aperta la soluzione definitiva, senza pregiudicarla, per successivi negoziati. La si farebbe insomma decantare in attesa di tempi migliori. Gli ucraini sembrano disponibili. I russi non sappiamo".

Certo è, secondo Valensise, che "la logica, la razionalità di un'azione scatenata in questo modo, è tutta da dimostrare" e lo sviluppo della guerra, sicuramente "molto diverso dalle aspettative di Mosca", non spazzano via "i dubbi sulla razionalità della decisione" di Putin. Razionalmente, al presidente russo converrebbe "contribuire a una via d'uscita la più rapida possibile".

Infatti, se è vero che la guerra sta mettendo a dura prova l'Ucraina, che ogni giorno subisce perdite e distruzione, anche la Russia sembra essere "alle prese con qualche difficoltà interna e con un problema di reputazione internazionale - aggiunge l'ambasciatore - La sua credibilità non è più quella di un grande Paese e attore globale quale è la Russia".

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