Sulla guerra in Siria è molto dura la replica della Russia agli Stati Uniti. Le dichiarazioni di Washington ("siamo pronti a sospendere ogni interazione con Mosca sulla Siria, se non verranno fermati i raid su Aleppo e ripristinata la tregua"), fanno parte di "una politica di minacce e ricatti, volta a imporre soluzioni favorevoli agli Stati Uniti e ai loro clienti". Non ha alcun dubbio il vice ministro degli Esteri russo, Serghei Ryabkov, nel commentare l’ultimatum a Mosca lanciato ieri da John Kerry.
"È impossibile raggiungere una soluzione e una stabilizzazione su questa base - ha detto il vice ministro, citato da Ria Novosti -. Ma d’altra parte, mica possiamo imporre loro di volerci bene. Noi abbiamo il nostro approccio e i nostri principi". Ryabkov ieri ha incontrato l’ambasciatore Usa a Mosca, John Tefft, con cui ha avuto uno scambio di opinioni sulle questioni più urgenti delle relazioni Usa-Russia.
"Gli americani - ha sottolineato il diplomatico - dopo numerose inadempienze dei propri obblighi nel quadro degli accordi, che ora sono noti quasi in pieno, stanno dicendo che noi e la parte siriana agiamo in modo da mettere i dubbio l’ulteriore proseguimento della cooperazione e del lavoro congiunto". Secondo Ryabkov "questo è in linea con l’imposizione di approcci unilaterali, che per noi non sono mai stati accettabili", ha aggiunto, denunciando che sono gli Usa ora "a mettere in discussione gli accordi". "Si tratta di una loro scelta politica - ha proseguito - è il riflesso del rafforzamento delle posizioni del 'partito della guerra' a Washington e di coloro che sono pronti a causare altri danni alle relazioni bilaterali con la Russia".
Ryabkov ha rincarato la dose spiegando che negli Usa "non vi è alcuna preoccupazione per la situazione ad Aleppo, per i problemi umanitari della popolazione e per le tragedie che lì accadono ogni giorno. Tutto questo è solo pura politica e geopolitica".
Mosca propone una tregua di 48 ore
Nonostante il clima di scontro diplomatico la Russia sostiene una tregua in Siria di due giorni, ma non di più.
"Abbiamo ripetutamente proposto una pausa nei combattimenti di 48 ore, ma gli Stati Uniti rimangono fermi alla loro richiesta di sette, che è un periodo sufficiente ai gruppi terroristici per rifornirsi e raggruppare le forze. Un cessate il fuoco di sette giorni per noi è inaccettabile", ha detto Ryabkov, denunciando "i continui tentativi di minacciare la sospensione del dialogo fra Mosca e Washington".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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