"Sostegno incondizionato a Kiev". E l'Italia rilancia l'Ucraina nella Ue

Mario Draghi, al termine dell'incontro dei leader Ue con il presidente ucraino, Volodimyr Zelensky a Kiev ha dichiarato che l’Italia vuole l’Ucraina all’interno dell’Unione europea

"Sostegno incondizionato a Kiev". E l'Italia rilancia l'Ucraina nella Ue

"È un piacere incontrare il presidente Macron, il cancelliere Scholz, il primo ministro Draghi e il presidente Iohanniss a Kiev. Apprezziamo la vostra solidarietà al nostro paese e popolo". Volodymyr Zelensky ha ringraziato uno ad uno i leader europei arrivati a Kiev in vista di un incontro storico. Mario Draghi, Emmanuel Macron, Olaf Scholz e Klaus Iohannis hanno tenuto per la prima volta, in presenza, un colloquio presso Palazzo Mariinskij , il palazzo della presidenza, dove è andato in scena un vertice con il capo di Stato ucraino.

Draghi: "Italia vuole Kiev nell’Ue"

La conferenza stampa congiunta, inizialmente prevista intorno alle 14, è slittata di un’ora e mezza rispetto alla tabella di marcia. Mario Draghi ha subito affermato che l’Italia vuole l’Ucraina all’interno dell’Unione europea. "Il messaggio più importante della nostra visita è che l'Italia vuole l'Ucraina nell'Ue, vuole che abbia lo status di candidato e sosterrà questa posizione nel prossimo Consiglio europeo. Zelensky sa che è una strada da percorrere, non solo un passo", ha dichiarato il premier italiano.

"Oggi è una giornata storica - ha proseguito Draghi - l'Italia, la Francia e la Germania, tre paesi fondatori sono venuti in Ucraina per offrire il loro sostegno incondizionato a Kiev. Un popolo che si è fatto esercito per resistere" all'aggressione russa e per "vivere in libertà". Il premier italiano ha aggiunto che la Ue ha dimostrato "una straordinaria unità, lo hanno fatto i governi degli stati membri e lo hanno fatto i cittadini" e ha ricordato "la grande solidarietà mostrata dagli italiani e da tutti gli europei per accogliere chi scappava dall'Ucraina".

Crimini di guerra e crisi alimentare

Draghi è passato a raccontare l’esperienza vissuta durante la visita a Irpin. "Ho sentito orrore e speranza, speranza per la ricostruzione e per il futuro. Noi oggi siamo qui per questo, per aiutare l'Ucraina a ricostruire il suo futuro", ha sottolineato il leader italiano. "Vogliamo la pace ma l'Ucraina deve difendersi ed è l'Ucraina a dover scegliere la pace che vuole, quella che ritiene accettabile per il suo popolo. Solo così può essere una pace duratura", ha ribadito.

A proposito di Irpin, Draghi non ha alcun dubbio. "Abbiamo visto le atrocità commesse dalla Russia in questa guerra a Irpin che condanniamo senza esitazioni. Diamo il nostro completo sostegno alle indagini sui crimini di guerra". Il premier italiano ha toccato il delicatissimo tema della sicurezza alimentare, connesso con l’esportazione di grano dall’Ucraina.

"Ci sono due settimane per sminare i porti. Il raccolto arriverà alla fine di settembre e una serie di scadenze sempre più urgenti che ci avvicinano al dramma inesorabilmente. Occorre creare corridoi sicuri con la massima urgenza per il trasporto sicuro per il grano ed evitare una catastrofe", ha affermato Draghi. L'unica possibile soluzione, ha riflettuto l’ex presidente della Bce, è una risoluzione dell'Onu che regoli la navigazione nel Mar Nero. "La Russia finora lo ha rifiutato", ha dichiarato.

Zelensky: "Ci servono armi potenti"

Il "padrone di casa" Zelensky, dal canto suo, ha lanciato un messaggio tanto chiaro quanto emblematico. "Ci servono armi e ci servono armi potenti", ha dichiarto il presidente ucraino. "La nostra integrazione alla Ue può rafforzare la libertà in Europa. Capiamo che c'è un percorso ma questa strada deve avere un inizio. Gli ucraini sono pronti ad andare avanti su questa strada", ha affermato, poi, lo stesso Zelensky.

Il capo di Stato ucraino ha poi specificato che "il sesto pacchetto di sanzioni deve essere varato il prima possibile". "Abbiamo parlato delle necessità dell'Ucraina, di armi potenti, ci serve un grande aiuto. Ogni arma vuol dire vite umane salvate, ogni decisione rimandata dà la possibilità ai russi di uccidere ucraini", ha quindi chiosato Zelensky.

Macron: "Noi parliamo con Mosca, ma è Kiev che decide sulla pace"

Emmanuel Macron è stato uno dei promotori del viaggio odierno nella capitale ucraina. Del resto, la sua posizione già dall'inizio della crisi è apparsa molto chiara: condanna dell'azione russa, ma mediazione con entrambe le parti in causa. Non a caso il capo dell'Eliseo è il leader europeo che ha chiamato più volte il presidente russo Vladimir Putin dallo scoppio del conflitto. "Non siamo in guerra contro il popolo russo come collettività - ha spiegato Macron - noi abbiamo continuato a parlare con il leader russo, ma abbiamo sempre informato Zelensky. Le modalità della pace non saranno decise che dall'Ucraina e i loro rappresentanti. Francia e Germania non negozieranno mai con la Russia alle spalle dell'Ucraina".

Il presidente francese si è recato a Kiev anche in qualità di presidente di turno dell'Ue. In tal senso, ha espresso senza sé e senza ma, al pari di quanto fatto da Draghi, il proprio via libera all'avvio del percorso di ingresso dell'Ucraina all'interno dell'Unione Europea. "L'Ucraina - ha ribadito - fa parte dell'Europa. Questa guerra cambierà la storia dell'Europa. Siamo a fianco dell'Ucraina per accompagnarla in questa prospettiva. Abbiamo confermato a Zelensky che già domani la commissione deciderà il quadro e il prossimo Consiglio europeo prenderà delle decisioni. Tutti e 4 i nostri Paesi sosterranno lo status di candidato dell'Ucraina. Nei prossimi giorni costruiremo l'unanimità dei 27". Macron ha poi concluso il suo discorso pronunciando "Slava Ukraini".

Scholz: "Favorevoli all'ingresso di Kiev"

Anche il cancelliere tedesco ha toccato il tasto relativo ai rapporti tra Ue e Ucraina e, in particolare, sull'inizio del percorso di ingresso di Kiev nelle istituzioni comunitarie.

"L'Ucraina appartiene alla famiglia Europea - ha dichiarato Olaf Scholz - i Paesi candidati devono però soddisfare criteri precisi. Per il bene della credibilità dell'Unione Europea, dobbiamo mantenere le nostre promesse riguardo l'accesso dei Balcani occidentali".

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