Sri Lanka, cristiani e musulmani morti di Covid sepolti su "isola remota"

Le autorità dello Sri Lanka hanno scelto l’atollo di Iranathivu vista la scarsa popolazione lì residente, ma le minoranze religiose del Paese protestano

Sri Lanka, cristiani e musulmani morti di Covid sepolti su "isola remota"

Il governo dello Sri Lanka, Paese a maggioranza buddhista, ha ultimamente deciso di trasferire “su un’isola sperduta” le salme di vittime del Covid appartenenti alle minoranze cristiana e musulmana. Nella nazione asiatica, gli islamici costituiscono quasi il 10% della popolazione, mentre i cristiani circa l'8%. Finora, le autorità avevano costretto le minoranze religiose a cremare i loro morti di Covid, in linea con la pratica funebre seguita della maggioranza buddhista. Tuttavia, il governo ha di recente cambiato idea, soprattutto a causa delle proteste dei fedeli musulmani e cristiani, assolutamente contrari alla cremazione perché proibita dai loro precetti religiosi. Diverse ong umanitarie hanno preso le difese delle minoranze, accusando le autorità locali di avere imposto ai cittadini non buddhisti pratiche contrarie alle altre credenze e culture. Di conseguenza, l’esecutivo singalese ha tirato fuori l’idea dell’isola-cimitero, pressato dalla necessità di fermare le sepolture nella nuda terra, poiché queste contaminerebbero le falde acquifere.

Il governo, per le sepolture di morti Covid, ha così individuato l’atollo di Iranathivu, nel Golfo di Mannar, tra l'estrema punta meridionale dell'India e lo Sri Lanka. L’isola citata si trova a circa 300 chilometri dall’ex capitale Colombo e vi risiedono attualmente poche centinaia di abitanti di etnia Tamil, scontratasi più volte in passato con le autorità centrali. Keheliya Rambukwella, portavoce dell’esecutivo nazionale, ha ribadito che quell’isola sarebbe stata scelta proprio per la sua scarsa popolazione e ha inoltre affermato che sarebbe stato già delimitato lì un appezzamento di terra da adibire a cimitero.

La recente scelta di Iranathivu da parte dell’esecutivo singalese sta però nuovamente scatenando le ire dei cristiani e dei musulmani del posto, che bollano la decisione come “ridicola e insensibile”, oltre che “razzista”.

Padre Madutheen Pathinather, sacerdote in servizio proprio sull’isola incriminata, ha quindi contestato il governo dello Sri Lanka per avere fatto una scelta che addolora profondamente la minoranza cristiana e che è destinata a causare sofferenza sia a Iranathivu sia in tutta la nazione.

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