La storia ci "rivela" le ragioni che muovono Putin

Il passato riaffiora al Cremlino. Molti parlano di Putin come "zar", ma forse conviene rileggere tutta la storia della Russia per capire cosa anima le ambizioni del suo leader. E cosa può cercare in questa guerra all'Ucraina

La storia ci "rivela" le ragioni che muovono Putin

La sindrome del passato è un "male" che colpisce spesso chi regna al Cremlino. Una sindrome che il giornalista Ugo Tramballi ha sintetizzato ne "il peso della Storia". E Vladimir Putin non sembra esserne immune, al punto che tanto osservatori continuano a definirlo un nuovo "zar" e ritengono che voglia ricreare l'impero russo.

Le cose sono leggermente più complesse. Nel senso che è vero che Putin vuole avere un posto nella storia russa, ma la sua ambizione personale si allinea anche a una logica strategica che affonda davvero le radici nell'antico impero, e che non si è mai interrotta. Riaffiora costantemente, muta le forme ma non la sostanza. E lo ha dimostrato anche il passaggio, non certo indolore, dall'impero zarista all'Unione Sovietica, quando pur cambiando completamente l'ideologia alla base del potere, non è stato affatto sradicata la geopolitica che ha costituito la base del regno russo. Stati satelliti invece che province hanno comunque costruito le basi di un nuovo impero socialista. E con il collasso dell'Urss, la Federazione, pur dovendo rinunciare a molto, non ha mai abdicato a quelle ambizioni che avevano contraddistinto il passato né ad alcuni precisi interessi strategici che è la geografia e non l'ideologia a rendere tali.

Il passato, dicevamo. Una storia che ritorna e di cui Putin sembra voler essere a ogni costo partecipe, soprattutto per essere ricordato come un leader che ha ripristinato una sorta di potenza russa temuta da tutti. Il capo del Cremlino, con la guerra in Ucraina, sembra aver voluto riscrivere la storia, quasi per avere un posto nella tradizione dei leader russi. E del resto lo aveva fatto capire già nel suo discorso del 21 febbraio con cui non solo riconosceva Donetsk e Luhansk, ma ricavava anche giustificazioni a tutto quello riscrivendo il passato dell'Ucraina.

Lo ha spiegato anche lo storico Roj Medvedev in un'intervista al Corriere della Sera. In riferimento a Putin, Medvedev ha detto: "Lui è ossessionato dal confronto con il passato, vuole essere ricordato, diventare una nostra icona. In questo senso, è spinto anche dall’ambizione personale. L’Ucraina è soprattutto il suo tentativo di riscrivere la Storia, deviandone il corso. Certo non è uno zar, figura che per lui assume connotazioni mitologiche. Di sicuro non somiglia a Lenin, ci mancherebbe. Ma neppure a Stalin, al quale spesso viene paragonato con malignità".

Chi è Putin forse lo dirà solo il tempo. Per adesso, l'immagine che consegna ai posteri è quella di un uomo che ha deciso di scatenare una guerra contro un Paese vicino, provocando la sofferenza di tanti, troppi innocenti. Ma il lavoro di chi osserva è tentare anche un'astrazione, specialmente se si mette in parallelo il presente con il passato. E il passato ritorna, specie in un Paese come la Russia. Medvedev crede che in fondo il tentativo del presidente russo di conquistare Kiev altro non sarebbe che il tentativo di ripristinare i confini dell'impero di Pietro il Grande. In effetti alcuni elementi sono presenti ancora oggi: la spinta verso il Baltico, la capacità di essere militarmente alla pari con le forze europee, il desiderio di aprirsi al Mar Nero puntando quindi in una doppia direttrice a nord e a sud. Ma oltre a Pietro, nelle guerre di Putin possono intravedersi in realtà tanti binari tipici di chiunque abbia regnato sulle Russie, a partire dalla zarina Caterina II. In questi obiettivi militari c'è un desiderio evidente di non essere considerato colui che ha fatto perdere a Mosca territori che considera eternamente propri, come l'Ucraina. E di non commettere più lo "sbaglio" compiuto con i Paesi Baltici, che hanno deciso subito di unirsi alla Nato, all'Unione europea e all'Occidente.

Difficile capire fin dove possano finire i confini di oggi della Russia, in una realtà molto complessa e così fluida. L'Ucraina ha resistito e non appare certo prossima al considerarsi provincia di un nuovo impero. In Asia preme la Cina, in Occidente la Nato ha consolidato le sue posizioni unendo anche eterni problemi strategici russi, cioè i Baltici e la Turchia. La Russia è fragile di fronte alle sanzioni dell'Ovest e ci sono tanti altri campi rispetto a quelli del passato, dagli altri continenti su cui la Russia non aveva avuto mire fino allo spazio e al mondo cyber. Ma la risposta a capire fino dove possa spingersi Putin e cosa animi la sua ambizione, arriva (forse) ancora una volta dallo storico Medvedev: "Vuole mettere la Russia tra le grandi potenze del mondo, indipendentemente dalle posizioni della Cina e degli Usa. Lui pensa quello che dice, e ci crede davvero. Il problema è sempre il solito. Per l'Europa la Russia sarà sempre troppo grande. Per la stragrande maggioranza dei russi, no". Interpretazioni del tutto personali, certo. E come tutte le idee personali, ben opinabili.

Ma che aiutano a leggere la realtà anche con altre lenti: quelle di un passato di cui si, si può essere acciecati, ma che bisogna conoscere. Anche per capire le estreme conseguenze di quello che vogliono una potenza e il suo leader.

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