"Ci sono segnali del fatto che l'America stia per riconoscere Gerusalemme come capitale d'Israele, senza avere raggiunto un accordo con l'Europa e sappiamo tutti quali sarebbero le ripercussioni".
Sono parole di preoccupazione quelle che usa il ministro degli Esteri tedesco Sigmar Gabriel, che in una conferenza stampa mette in chiaro che Berlino non è disposta ad attendere in silenzio le mosse di Trump.
"Prima di tutto dobbiamo mettere in chiaro quali sono le nostre posizioni e - a volte faccia a faccia con i nostri alleati - mettere in chiaro quali siano i limiti della nostra solidarietà".
Mentre da Washington arriva una telefonata al leader palestinese Abu Mazen, che assicura che la decisione di spostare l'ambasciata a Gerusalemme è presa e che ormai è solo questione di decidere una data, la preoccupazione nell'Unione Europea è palpabile.
Non è soltanto Gabriel a commentare sui fatti di oggi. Già in mattinata il presidente francese Emmanuel Macron aveva chiarito che una decisione nel senso indicato dagli Stati Uniti è "pericolosa", ma anche che "minaccia la stabilità" del Medio Oriente, perché romperebbe uno status quo estremamente fragile.
Trump ha confermato la sua decisione anche al re giordano Abdullah.
E mentre dalla Palestina arrivano parole chiare che dicono che "ci saranno senza dubbio manifestazioni popolari" e non escludono possa scoppiare la violenza, a mettere in chiaro cosa si rischi è in poche parole il presidente turco Erdogan: "Per i musulmani è una linea rossa". E da molti la decisione americana sarà davvero percepita così.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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