Svizzera, manifesti choc: "No a una sanità all'italiana"

Il 28 settembre si voterà per decidere sulla proposta di una cassa malati unica. E i promotori del "no" attaccano la sanità di casa nostra

Svizzera, manifesti choc: "No a una sanità all'italiana"

Ci ricascano, gli svizzeri. Quattro anni dopo i manifesti diffusi in canton Ticino che ritraevano gli italiani come topi famelici, questa volta a finire nel mirino è la sanità italiana.

L'occasione è fornita dal referendum, indetto per il 28 settembre, sul servizio sanitario pubblico della Confederazione: i cittadini elvetici sono chiamati a decidere se respingere o approvare la proposta, avanzata tra l'altro dal Partito socialista, di una cassa malati unica. E in molti, tra i contrari, hanno lanciato uno slogan ben poco politically correct: "No a una sanità all'italiana!"

La campagna per il no - che è sostenuta da un ampio schieramento politico e dall'associazione di imprese Economiesuisse - è partita con manifesti e pubblicità sui giornali, ma ben presto è sbarcata sui social network, dando vita a un vero e proprio florilegio di interpretazioni sull'efficacia del servizio sanitario del nostro Paese.

Dagli spezzoni de "Il medico della mutua" di Alberto Sordi fino agli elenchi di inchieste relative al servizio sanitario nazionale italiano, agli svizzeri la fantasia non sembra mancare.

Secondo il Corriere della Sera, però, le possibilità di successo del referendum sono molto poche: contro l'eventualità di una cassa malati unica sono scesi in campo personalità e istituzioni di primo piano, a partire dal governo federale di Berna.

Sul proprio sito istituzionale, il governo elvetico ha lanciato ai propri cittadini un monito piuttosto chiaro: "La concorrenza incentiva modelli e prestazioni innovative. Con un'unica cassa malati verrebbe meno la possibilità di libera scelta per il paziente."

Tuttavia è proprio questo successo già annunciato che ha fatto levare più di un sopracciglio contro una campagna mediatica che prende di mira l'Italia di cui in pochi hanno compreso la reale necessità.

Il presidente dell'associazione degli industriali ticinesi, Stefano Modenini, prova a spiegare così il fenomeno: "Se si vuole raccogliere un facile consenso da queste parti a quanto pare basta parlare male degli italiani"

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