È una continua corsa contro il tempo quella ingaggiata in Nepal dai soccorritori, impegnati a rimuovere le macerie lasciate dal terremoto di sabato mattina, come a portare aiuti umanitari a otto milioni di persone che hanno sofferto le conseguenze di quelle scosse, che hanno quasi raggiunto magnitudo 8.
Un uomo è stato estratto vivo dalle macerie dopo tre giorni. Era rimasto intrappolato sotto le macerie di un'abitazione a Gongabu, quartiere nord della capitale, ed è stato raggiunto da una squadra di poliziotti locali e soccorritori arrivati dalla Francia. Sono comunque solo quattordici le persone trovate sepolte, ma ancora in vita, dal giorno del sisma.
Un fiume di persone ha cercato questa mattina di allontanarsi da Kathmandu, la capitale colpita violentemente dalle scosse, dando l'assalto alla stazione degli autobus in partenza per le altre città del Paese e scontrandosi con gli agenti in tenuta antisommossa, esasperati dall'attesa, nonostante le 250 corse in più organizzate dalle autorità.
A Kathmandu mancano cibo e acqua e il bilancio delle vittime continua a salire. I morti sono ormai più di cinquemila e i feriti più di diecimila, ma si teme che i numeri definitivi possano essere di gran lunga più alti.
Oggi sono rientrati in Italia due degli italiani
che si trovavano in Nepal, i savonesi Francesco Vesalici e Lucia Varaldo. Da circa un mese erano impegnati in una missione con la onlus Finale for Nepal. Erano a trecento chilometri da Kathmandu al momento del terremoto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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