Il dipartimento di Stato ha ordinato la chiusura del consolato russo a San Francisco, contro-rappresaglia alla cacciata di 755 diplomatici americani decisa dal Cremlino, a sua volta in risposta all'espulsione - tardiva - di 35 diplomatici russi, decisa lo scorso dicembre dall'allora presidente Barack Obama, dopo aver saputo ad agosto 2016 che Mosca stava interferendo nelle elezioni presidenziali. Mosca sostenne che con l'espulsione dei 755 diplomatici Usa (dizione sotto la quale si celano spie coperte da immunità diplomatica da entrambe le parti) il numero dei funzionari in servizio in entrambi i Paesi sarebbe stato uguale, ossia 455 in totale per russi e statunitensi. Oggi la nuova contromossa del dipartimento di Stato dopo la scadenza dell'ultimatum di Mosca. Mossa decisa dopo che il presidente russo Vladimir Putin ha capito di aver scommesso sul cavallo sbagliato - Hillary Clinton sarebbe stata però un incubo per lui - perché il Congresso, con una votazione bipartisan a larghissima magioranza, ha tolto a Trump i poteri di revocare sanzioni alla Russia. Su questo contava Putin e per questo non rispose immediatamente alla decisione di Obama 9 mesi fa.
Il dipartimento di Stato ha chiarito che oltre al consolato russo a San Francisco, saranno chiuse due complessi usati dai diplomatici russi a Washington e New York, il tutto "in spirito di parità", sostengono a 'Foggy Botom', aggiungendo che tutta l'operazione deve concludersi entro domani, ossia i russi hanno solo 24 ore di tempo. L'iniziativa decisa dal segretyario di Stato, Rex Tillerson, tenuto ai margini dal presidente Trump, innescherà inevitabilmente un'ennesima rappresaglia russa. Infatti Mosca, con l'espulsione dei 755 funzionari americanai, puntava a ridurre la presenza di 'diplomaticì Usa in Russia allo stesso livello, 455, dei russi in America. Ora inevitabilmente questo 'equilibriò è statao alterato dalla decisione di Washington e porterà ad una riposta di Mosca.
Il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, ha replicato a stretto giro alla decisione degli Usa di chiudere il consolato di Mosca a San Francisco.
Lavrov, il più geniale collaboratore del presidente russo Vladimir Putin, ha espresso "rammarico per l'acuirsi della tensione" con Washington "innescata" dall'America e ha avvertito che "non siamo stati noi ad iniziare l'escalation diplomatica, aggiungendo che le nuove misure adottate dagli americani saranno valutate con attenzione a Mosca", sibillino messaggio che preannuncio possibili rappresaglie. È quanto si legge in un comunicato del ministero degli Esteri dopo un colloquio telefonico tra Lavrov e l'omologo Usa, Rex Tillerson.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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