L’ultima è che la Casa Bianca gli va stretta e l’accappatoio largo. Al New York Times evidentemente non basta ritrovarsi tra i piedi ogni santo giorno l’esuberanza invadente del «President »: lo immagina anche quando non c’è, lo provoca perché tanto lui ci casca. Raccontano: «Di solito verso le 6.30 di pomeriggio, si ritira al piano di sopra per ricaricarsi». E quando «non guarda la tv con indosso l’accappatoio... si aggira ad esplorare gli ambienti della sua nuova casa». L’uomo più potente del globo che si aggira in ciabatte tra il tinello e la camera da letto come una desperate Housewife qualsiasi. Quanto basta, chissà perché, per scatenare la risposta del portavoce di Trump con una pezza peggio del buco: «Non credo che il presidente possieda un accappatoio e di certo non lo indossa...». Risate tra il pubblico.
La situazione è grave ma non è seria. Seria, anzi serissima è invece la battaglia che Trump ha scatenato per difendere il bando sull’immigrazione, «che non verrà allargato ad altri Paesi» ha precisato il segretario alla Sicurezza nazionale, John Kelly, ma che da novanta giorni potrebbe diventare a tempo indeterminato. E che, pare inevitabile, potrebbe arrivare alla Corte Suprema: «L'’sis ha detto che vuole infiltrare terroristi attraverso l’immigrazione. Ma sul bando avremo la meglio» ha insistito. Contro il decreto firmato da Trump lo Stato di Washington e il Minnesota, appoggiati da altri sedici Stati, hanno fatto causa spalleggiati da 97 aziende dell’industria hi-tech e non solo che hanno molti dipendenti che vengono da là e 160 gruppi del biotech. E secondo la Cnn anche il 53% degli americani ora è contro. Un muro di no.
Anche ieri si è fatto nemici vecchi e nuovi: il presidente della Bundesbank Jens Weidmann che lo considera «preoccupante per l’economia tedesca» e i media in genere, ma questa non è più una novità, «che non parlano degli attentati terroristici» con tanto di tabella illustrativa e risposta sdegnosa. Sull’Iran però è anche peggio. «Sta giocando con il fuoco. Non si rendono conto di quanto il presidente Obama è stato gentile con loro. Io no!», aveva twittato il Commander in chief prima di annunciare sanzioni mirate in risposta all’ultimo test missilistico iraniano del 29 gennaio. Teheran ha risposto, nientedimeno che con le parole dell’ayatollah Khamenei, la Guida Suprema: «Ringraziamo Trump perché ci ha mostrato il vero volto degli Stati Uniti. Abbiamo parlato della corruzione politica, economica, morale e sociale nel sistema dominante degli Usa per più di 30 anni, ma ora è arrivato questo uomo e durante e dopo le elezioni, apertamente e palesemente, ha rivelato tutto».
Una guerra però Trump l’ha vinta: il Senato ha detto si alla nomina di Betsy DeVos, miliardaria e paladina della scuola privata, a ministro dell’Educazione.
Ce l’ha fatta, e non era mai successo prima, grazie al voto decisivo del suo vice Pence che è anche presidente del Senato. Perché al Senato, nonostante sia controllato dal Grand Old Party, due repubblicane hanno votato con i democratici. E meno male che la casa Bianca gli va stretta...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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