Tunisi, il video inedito dei terroristi. Il presidente: "Un uomo è in fuga"

Nel filmato gli uomini entrano al Bardo armati. Il presidente chiede unità al Paese: "Domenica prossima tutti in piazza". Sostieni il reportage

Tunisi, il video inedito dei terroristi. Il presidente: "Un uomo è in fuga"

Un nuovo video, registrato dalle telecamere di sicurezza, mostra i due killer responsabili della morte di oltre venti turisti mentre entrano nelle sale del museo del Bardo.

Immagini che sono state pubblicate in esclusiva dal ministero dell'Interno tunisino, che ha condiviso il filmato sulla sua pagina facebook e che mostrano il momento in cui i due entrano in azione.

"Si dà la caccia a un altro uomo"

Gli attentatori sono stati entrambi uccisi e una ventina di persone è stata fermata nei giorni scorsi, nel corso delle indagini, che proseguono spedite. Ma questa mattina il presidente tunisino, Beji Caid Essebsi, ha detto in un'intervista che si cerca ancora un altra persona, un terzo uomo coinvolto nell'attacco, perché tre "sono stati identificati e ripresi dalle telecamere di sorveglianza".

Il capo dello Stato ha poi chiamato i tunisini a scendere in piazza il prossimo 29 marzo, per ricordare le vittime del terrorismo e per assistere all'inaugurazione di un monumento per ricordarle. Nel frattempo, già martedì, il museo riaprirà le porte.

Chi è stato

Gli uomini, secondo la stampa tunisini, erano miliziani di Okba Ibn Nafaa, un gruppo jihadista che opera nella zona di confine di Kasserine, non lontano dall'Algeria, concentrandosi nella regione del monte Chaambi, punto caldo dell'estremismo locale.

Se in passato i jihadisti tunisini avevano legami soprattutto con la filiale di Al-Qaeda nel Maghreb (Aqmi), almeno una parte del gruppo avrebbe giurato fedeltà al sedicente Stato islamico da qualche mese, unendosi a molti altri gruppi, da Boko Haram agli egiziani di Ansar Bayt al-Maqdis.

Sull'attentato ha

messo il cappello l'Isis, come come accaduto anche per quello alle moschee yemenite di venerdì. Ora è da capire se, in entrambi i casi, si possa parlare di cellule dello Stato islamico operanti e organizzate nei due Paesi.

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