"Turchia respinge migranti in Siria". Ora è scontro tra Bruxelles e le ong

L'accusa di Amnesty: "Rimpatri forzati. Espulsi anche bambini senza i genitori e una donna incinta"

"Turchia respinge migranti in Siria". Ora è scontro tra Bruxelles e le ong

Potrebbero già essere migliaia le persone rimpatriate dalla Turchia alla Siria, in violazione delle leggi non solo nazionali, ma anche internazionali e dell'Unione Europea. A lanciare l'allarme è Amnesty International, che ha condotto in questi giorni una serie di interviste nell'area di confine tra i due Paesi, riuscendo a trovare testimonianze credibili di una pratica che, nel silenzio, andava avanti da tempo.

Secondo l'organizzazione, gruppi di cento persone verrebbero espulsi quasi su base giornaliera, in quello che viene definito come un chiaro fallimento dell'accordo sottoscritto tra l'Unione Europea ed Ankara e "la costruzione di una 'Fortezza Turchia'", in cui per i migranti sia sempre più difficile passare il confine della Siria ingolfata nella guerra civile da cinque anni.

"La Turchia non è un Paese sicuro" per chi è in fuga, accusa Amnesty, sottolineando dunque come le politiche che prevedono il ritorno nel Paese dei migranti siano basate su un dato di fondo sbagliato e li espongano anzi a un rimpatrio forzato in Siria.

Tra le persone che la Turchia avrebbe rispedito in Siria anche tre bambini in tenera età, senza i genitori, e una donna incinta di otto mesi.

Accuse pesanti quelle che arrivano da Amnesty, ma anche dal Commissariato Onu per i rifugiati.

A cui risponde l'Unione Europea, sostenendo che "il principio di non respingimento è scritto nero su bianco nell'accordo ed è una linea rossa che vogliamo vedere rispettata". La portavoce della Commissione aggiunge però: "Non entriamo nel gioco dello scaricabarile" e conclude dicendo di prendere sul serio le accuse.

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