Il silenzio è un "valore" per chi ha fatto del Jihad una ragione di vita (anzi, di morte). Quando si parla d’omertà, ci vengono immediatamente in mente lupare e coppole, teste di cavallo lasciate tra le lenzuola del nemico, offerte che non si possono rifiutare e silenzi impauriti la cui violazione comporta la sanzione massima, quella della morte. Il concetto di omertà non è esclusiva delle mafie, più o meno potenti, più o meno cinematografiche, più o meno temibili. L’omertà è un “valore” che condivide ogni realtà che vive ai margini del comune sentire della società e al di là delle sue leggi.
L’omertà è declinata come “valore” (anche) dai militanti del jihadismo più radicale. Lo hanno scoperto, e denunciato con forza, le autorità del Bangladesh che hanno scoperto come siano specialmente i più giovani a tenere la bocca cucita, a non voler parlare con nessuno, a non aver il minimo cenno di pentimento.
Un ufficiale della polizia bengalese, Shahidul Hoque, ha rivelato alla stampa locale durante un seminario dedicato proprio alle dinamiche del terrorismo, come sia difficile ottenere informazioni dai jihadisti che finiscono in carcere: “Qualsiasi cosa noi gli chiediamo, specialmente i più giovani ci rispondono: ‘Uccidimi, tanto andrò in paradiso’”. Una convizione che diventa granitica nella mente di adolescenti convinti dai proclami di morte e dalle promesse di santità eterna che gli astuti capi del terrore instillano nelle loro teste.
Questa considerazione, questa volontà di morte (che sembra in perfetta antitesi eppure ancora più efficace rispetto al concetto che comunemente s’ha dell’omertà), ha sconvolto anche il primo ministro bengalese, Sheikh Hasina che, sorpresa, s’è pubblicamente interrogata sui motivi per cui questi giovani cerchino così disperatamente di raggiungere il paradiso, magari seguendo la via semplice e assurda delle stragi. “Non si guadagna l’eternità uccidendo la gente”, ha detto.
Secono Shahidul, ai giovani viene fatto un vero e proprio lavaggio del cervello e perciò ha lanciato un appello alle famiglie: “I genitori devono prendersi cura dei loro ragazzi, è importante che si sentano stimati e apprezzati dato che la consapevolezza di sè limita
e di molto le possibilità che possano prestare attenzione alle lusinghe del Jihad ed entrare nelle fila dell’estremismo, il terrorismo danneggia la società, gli Stati e l’umanità intera con le loro sanguinose uccisioni”.
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