Usa, ergastolo per El Chapo: dovrà restituire 12 miliardi di dollari

Il barone della droga messicano è stato giudicato colpevole per dieci capi di imputazione e condannato all'ergastolo dal tribunale federale di New York. El Chapo ai giudici: "Processo senza giustizia, il carcere una tortura"

Usa, ergastolo per El Chapo: dovrà restituire 12 miliardi di dollari

Forbes lo incluse nella lista degli uomini più ricchi del mondo, mentre le sue fughe spettacolari e le foto con le armi ricoperte d’oro massiccio hanno ispirato film e serie tv. Oggi nell’aula di tribunale di New York dove il giudice federale lo ha condannato all’ergastolo più trent’anni di reclusione, Joaquin Guzman Loera era soltanto l’ombra del Chapo, il boss del cartello di Sinaloa che ha costruito il suo impero con la vendita di tonnellate di droga in tutto il mondo.

Finirà i suoi giorni nella prigione di massima sicurezza di Florence in Colorado. La chiamano “l'Alcatraz delle montagne rocciose” perché è a prova di evasione. Anche per uno come lui, sfuggito già due volte alle autorità messicane. La prima nel 2001, quando riuscì ad evadere dal carcere in cui era stato rinchiuso dopo essere stato arrestato in Guatemala otto anni prima. Poi nel 2015 quando i suoi scagnozzi lo liberarono scavando un tunnel di un chilometro e mezzo che finiva esattamente sotto la doccia della sua cella. La sua fuga stavolta è durata soltanto sei mesi. I marines messicani l’hanno braccato a Los Mochis, a 500 chilometri dal suo paese natale, La Tuna.

Nel 2017 è stato estradato negli Stati Uniti dove oggi la giuria l’ha ritenuto colpevole di dieci capi d’imputazione su dodici, che vanno dall’associazione a delinquere, al riciclaggio di denaro sporco, all'uso e traffico di armi da fuoco, passando per il traffico di droga. Tonnellate di sostanze stupefacenti smerciate in tutto il globo e fatte entrare dal Messico agli Stati Uniti attraverso una rete di tunnel lungo il confine. “Ho venduto più eroina, metanfetamina, cocaina e marijuana di chiunque altro nel mondo”, si vantava nel 2016 con l'attore Sean Penn, in un'intervista pubblicata sul magazine Rolling Stones, compiacendosi per la sua flotta di "sottomarini, aerei, camion e barche” a disposizione per i sui traffici.

Un business che secondo la procura federale di Brooklyn ha fruttato al signore della droga messicano almeno 12,6 miliardi di dollari, di cui 11,8 ricavati soltanto dalle montagne di polvere bianca venduta negli Stati Uniti e in Europa. Soldi che secondo i giudici americani El Chapo dovrà restituire a Washington. “Il governo americano non ha mai identificato un centesimo di questi 12,6 miliardi”, ribatte ai media americani l’avvocato del 62enne, Jeffrey Lichtman, parlando di mero "esercizio accademico".

Nato nel 1957 in una famiglia poverissima dello Stato di Sinaloa, a 15 anni Guzman smette di vendere caramelle e bibite gassate in strada per entrare nel business della marijuana. Presto viene notato dal boss del cartello di Guadalajara, il “padrino” Miguel Angel Felix Gallardo, che lo recluta nelle sue file. Dopo l’arresto di Gallardo, nel 1989, inizia l’ascesa del Chapo che diventa signore incontrastato dei cartelli messicani fino alla sua cattura, tre anni fa. A tradirlo un’infatuazione per l’attrice Kate Del Castillo, che organizzò il meeting con Sean Penn. A mettere gli investigatori sulle sue tracce, infatti, furono proprio i messaggi inviati alla star di origini messicane.

“Non c’è stata giustizia qui”, ha detto in spagnolo il boss della droga davanti alla giuria, rimasta anonima per il pericolo di ritorsioni. Nel suo discorso di dieci minuti, secondo quanto rivela la Cnn, ha anche denunciato le condizioni delle carceri newyorkesi.

“È stata una tortura fisica, emotiva e mentale, la situazione più inumana che ho vissuto nella mia intera vita”, ha attaccato fasciato in un vestito grigio. L’avvocato Mariel Colon, che lo è andato a trovare più volte in prigione, si è detta ottimista sulle possibilità di ricorso in appello.

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