Spunta una "variante di seconda generazione". Cosa sappiamo

Una sottovariante di Omicron 5 è stata sequenziata in India: ecco perché non desta preoccupazioni e cosa cambia rispetto a quella attuale

Spunta una "variante di seconda generazione". Cosa sappiamo

Se la variante prevalente in Italia e in tutto il mondo è ormai da molte settimane Omicron 5, una novità arriva dall'India dove è stata sequenziata BA.2.75, una sottovariante di quella esistente che avrebbe una capacità di infettare ancora maggiore. Nessun allarmismo, attenzione: non è stata riscontrata alcun significativo aumento di gravità della malattia e neanche della mortalità, è soltanto "l'evoluzione" naturale di Sars-CoV-2 destinato sempre a mutare.

"Seconda generazione"

Anche il Prof. Matteo Bassetti si è espresso sull'argomento: su Twitter ha scritto che vale la pena "tenere d'occhio" quanto identificato in India e in altri Paesi. "#Ba.2.75 potrebbe essere ancora più contagiosa della 5 e avere un’elevata capacità di infettare, le persone guarite e vaccinate. Occhio senza allarme", sottolinea. Tra i primi a parlarne è stato il prof. Thomas Peacock, scienziato dell'Imperial College di Londra, che ha parlato di "variante di seconda generazione" per le numerose mutazioni nella proteina Spike, la chiave di accesso del virus al nostro organismo. Come riportano i media indiani, la sottovariante BA.2.75 si starebbe diffondendo anche negli Stati Uniti, Canada e Giappone. Nel territorio indiano, invece, sono stati segnalati alcuni casi nelle regioni del Maharashtra, Karnataka e Jammu e Kashmir.

"Non servono cambiamenti"

"In questa fase, non ci sono prove che BA.2.75 richieda un cambiamento nelle impostazioni di salute pubblica già in atto per gestire altre varianti di Omicron", fanno sapere gli esperti da India e Nuova Zelanda dove sono stati sequenziati alcuni casi. Come abbiamo spesso trattato e argomentato, gli esperti ricordano che una variante ha sempre un nome diverso: lo è stato da Alfa fino ad Omicron. Se si tratta di sottovariante non c'è nulla da temere perché si tratta di piccole mutazioni, tali da non destare preoccupazione e non dover cambiare il nome al virus. Ecco perché, in questa fase, non c'è nulla di importante di cui temere.

Lo studio di BA.2.75

"Al momento non ci sono prove che suggeriscano che BA.2.75 causi anche una forma più grave di infezione", ha affermato il dottor Rajesh Karyakarte, microbiologo presso il BJ Medical College di Pune, in India, e capo dello sforzo di sequenziamento del genoma del Maharashtr, stato indiano. Si stanno preparando nuovi studi clinici per valutare l'impatto di questa mutazione sull'organismo umano. L'unica differenza con l'attuale Omicron è che "è possibile che le mutazioni nella sottovariante BA.2.

75 le diano una maggiore capacità di schivare gli anticorpi e attaccarsi alle cellule umane. Ciò potrebbe comportare un aumento dell'infettività anche tra coloro che sono stati precedentemente infettati o sono stati completamente vaccinati".

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