Una delegazione interreligiosa siriana si è recata in Vaticano. Il fine è quello di incontrare la Segreteria di Stato per avere una interlocuzione con un soggetto religioso e geopolitico in grado di mediare sulla situazione della Siria.
Il capo di questo gruppo di persone è Nasr Al Hariri, che è stato eletto al vertice dell'opposizione verso la fine dell'anno scorso. Al Hariri è un ex membro del Parlamento di Damasco. Nel 2011, in seguito alla presunta repressione di una protesta da parte del governo di Bashar al-Assad, ha scelto di abbandonare il suo seggio parlamentare. Fa parte, quindi, della "Coalizione nazionale siriana delle forze rivoluzionarie e d’opposizione". La sua vice è Hind Kabawat che, come si apprende da La Stampa, è un'amica personale di Paolo Dall'Oglio: un gesuita impegnato nel dialogo interconfessionale e nella liberazione di ostaggi. Dall'Oglio, dopo un rapimento messo in atto dai fondamentalisti islamici, sarebbe stato gettato in una foiba di Houta, vicino a Raqqa, nel 2013. La notizia, che è stata data da un sito arabo, non è ancora stata confermata.
La Kabawat, riporta sempre il quotidiano torinese, ha detto che: "Quando siamo riusciti a formare questo gruppo, questa coalizione siriana con esponenti di ogni comunità religiosa ed etnica presente in Siria, ho pensato che stavamo facendo esattamente quello che Paolo ci aveva sempre invitato a fare". Con loro, a testimonianza della pluralità religiosa dell'organizzazione, c'è anche Gregorios Yohanna, vescovo ortodosso. Poi c'è Abdulahad Astepho, un altro membro della commissione. Il legame tra tutti questi esponenti è saldato dalla comune volontà di arrivare a un futuro diverso per la nazione siriana. Tra i virgolettati pubblicati da La Stampa, viene riportata una critica all'introduzione delle banche private in Siria. Istituti bancari che sarebbero per il 51% di proprietà del cugino del presidente Assad e che non sarebbero esistiti ai tempi del padre.
Questa delegazione si oppone anche alla strategia della Russia di Vladimir Putin:"Ai russi che ci hanno detto di pensare alla tutela delle minoranze, abbiamo detto che noi respingiamo la loro idea di milizie confessionali per proteggerle, come ci hanno proposto". Lo scopo, insomma, sembra essere quello di aspettare la scadenza natuale del mandato di Assad, che cade nel 2021, per proporre una soluzione politica differente a tutti gli attori geopolitici in gioco. Mentre l'opposizione ad Assad cerca una sponda dalle parti di Piazza San Pietro, lo scontro tra confessioni religiose finisce per interessare patriarchi ortodossi e cristiani facenti parte dell'opposizione al governo. Solo qualche giorno fa, del resto, il patriarca di Mosca Kirill ha dichiarato che senza la Russia di Putin la Siria sarebbe scomparsa. Lo stesso Kirill che ha poi telefonato a Papa Francesco per "fermare lo spargimento di sangue in Siria".
Alcuni cristiani hanno rimproverato i patriarchi ortodossi per non aver mai condannato i crimini del regime di Bashar al-Assad. I patriarchi sarebbero "conniventi" con il regime e non avrebbero speso una parola per i morti della Ghouta. Il vescovo caldeo di Aleppo, però, poche ore dopo l'attacco subito dalla Siria, ha chiesto che venisse fatta luce sulla verità del presunto attacco chimico evidenziando come il pericolo fosse quello di un secondo "caso Iraq". La guerra in Siria, che non ha moventi religiosi, rischia così di dividere le varie confessioni storicamente presenti in quella zona del mondo.
Il cardinale Pietro Parolin, all'interno di una recente intervista a La Voce, ha detto che in Siria c'è in gioco anche il futuro della convinvenza tra religioni. Il Vaticano, sulla scia di quella che viene chiamata Ostpolitik 2.0, è chiamato a mediare su posizioni che sembrano essere difficilmente conciliabili.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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