La visita di Orban in Israele avrà luogo a luglio, ma ha già scatenato un mare di polemiche nello Stato ebraico. Diverse ong accusano infatti il premier Netanyahu di accettare il sostegno diplomatico di uno dei principali leader antisemiti europei. Il Capo del Governo magiaro, nei mesi precedenti, è stato identificato da una parte della società civile israeliana come un estimatore dell’ammiraglio filonazista Miklos Horthy. Gli attacchi di Orban al finanziere George Soros, colpevole, secondo alcuni, di progettare l’invasione dell’Europa da parte di orde di migranti, hanno ulteriormente alimentato l’ostilità dell’opinione pubblica liberal nei confronti dell’ “uomo forte” di Budapest. L’esponente di Fidesz, schieratosi sempre al fianco di Gerusalemme nei principali vertici internazionali, si è detto onorato di ricevere dal governo Netanyahu un invito ufficiale a visitare Israele.
Una delegazione dello Stato ebraico è giunta mercoledì mattina nella capitale ungherese per discutere del rafforzamento della collaborazione tra i due Paesi in campo scientifico e militare. A guidare tale delegazione vi era Meir Ben-Shabbat, consigliere per la Sicurezza Nazionale del primo ministro israeliano. È stato lui a informare Orban della volontà di Netanyahu di accogliere il leader di Budapest a Gerusalemme con tutti gli onori. Ben-Shabbat è stato inviato dal governo del suo Paese nelle nazioni del “gruppo di Visegrad” al fine di rafforzare la sinergia nell’ambito della lotta al terrorismo tra queste ultime e Israele. Il premier dello Stato ebraico ha sottolineato l’esito estremamente positivo del faccia-a-faccia tra il suo delegato e il primo ministro magiaro. Durante l’incontro sarebbe emersa piena sintonia circa la necessità di combattere la minaccia rappresentata da Hamas e di sollecitare l’Unione europea ad affrontare con decisione il pericolo dell’immigrazione di massa. La visita di Orban in Israele, ha dichiarato Netanyahu poche ore dopo la fine dell’incontro tra Ben-Shabbat e la delegazione ungherese, servirà a ribadire l’amicizia tra due popoli sempre in prima linea contro i progetti terroristici. I leader si erano già incontrati nella capitale magiara nel luglio del 2017 e in quella occasione il premier di Gerusalemme aveva ringraziato il suo omologo dell’Est Europa per il costante sostegno alle tesi israeliane offerto da quest’ultimo durante le sessioni dell’Assemblea Generale dell’Onu.
Nonostante l’entusiasmo del Capo del Governo, il mondo liberal e molte ong hanno denunciato la palese incompatibilità tra i valori fondanti dello Stato ebraico e le politiche di stampo antisemita promosse da Budapest. Al centro delle polemiche scoppiate nel Paese mediorientale riguardo all’opportunità della visita di Orban vi sono le parole benevole di quest’ultimo nei confronti dell’ammiraglio Horthy e le frasi al veleno rivolte a Soros. Un anno fa, il primo ministro magiaro aveva definito Miklos Horthy, militare filonazista colpevole di avere organizzato la deportazione di mezzo milione di ebrei ungheresi, uno “statista eccezionale”. Quindi, nella campagna elettorale dell’aprile scorso, il leader conservatore aveva bersagliato di insulti il miliardario americano George Soros, nato a Budapest in una famiglia di religione ebraica. In entrambe le circostanze, l’ambasciatore israeliano in Ungheria, Yossi Amrani, aveva inizialmente tacciato l’esponente di Fidesz di antisemitismo, ma Netanyahu in persona lo avrebbe poi sollecitato a ritirare rapidamente tali accuse.
La visita di Orban in Israele ha prodotto una profonda spaccatura nel Paese mediorientale.
Da una parte vi sono i vertici governativi, i quali vedono nell’ “uomo forte” dell’est Europa un alleato affidabile contro l' "atteggiamento filopalestinese" dell’Onu. Dall’altra, invece, vi sono intellettuali e ong, pronti a “rovinare la festa” all’ “ultimo emulo di Horthy”.
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