Zelensky: "Noi come gli Usa dopo Pearl Harbor e l'11 settembre"

Il presidente ucraino in videocollegamento: "Kiev è sotto i bombardamenti delle forze russe, ma non cediamo e non abbiamo mai pensato di gettare la spugna nemmeno per un secondo"

Zelensky: "Noi come gli Usa dopo Pearl Harbor e l'11 settembre"

La guerra va avanti da giorni ma il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky non demorde. Parla e continua a parlare, cercando di smuovere le coscienze dell'Occidente. Nella speranza di ricevere gli aiuti tante volte promessi. "Sono fiero di salutarvi da Kiev - dice parlando al Congresso Usa - vittima dei bombardamenti dei russi tutti i giorni ma noi non molliamo, come tutte le altre città".

Il leader ucraino è consapevole che ogni giorno che può parlare e incitare i suoi alla resistenza è un miracolo, in primo luogo perché è ancora vivo, secondariamente perché il proprio popolo è tenace e desidera non mollare di un centimetro, nonostante la stragrande superiorità militare della Russia.

Il Congresso americano gli dedica una standing ovation mentre parla in video collegamento dall'Ucraina. Zelensky ne approfitta facendo un parallelo importante: "Ricordate l'attacco di Pearl Harbor, ricordate l'11 settembre quando hanno cercato di trasformare le vostre città in campo di battaglia, quando innocenti sono stati attaccati? Il nostro Paese vive questa esperienza tutti i giorni" sotto l'attacco dei russi, ed ha proseguito nominando Kiev e tutte le città ucraine che la "Russia sta trasformando in un campo di morte".

"Abbiamo bisogno di voi, del vostro aiuto - supplica Zelensky -. Abbiamo bisogno di una no-fly zone. È troppo da chiedere? Allora abbiamo bisogno di sistemi di difesa aerei e di velivoli". E raccomanda agli Usa di "sanzionare tutti i politici russi", chiedendo inoltre alle compagnie americane di "lasciare subito la Russia".

Ogni giorno che passa è sempre più drammatico per gli ucraini. Ma la voglia di lottare e la speranza di farcela, di resistere, è dura a morire: "Kiev è sotto i bombardamenti delle forze russe, ma non cediamo e non abbiamo mai pensato di gettare la spugna nemmeno per un secondo - assicura Zelensky -. Il nostro Paese si è trovato nella peggiore guerra dalla seconda guerra mondiale. Il popolo ucraino cerca la libertà e da anni resiste all'aggressione russa su larga scala, tutti stanno cercando di interrompere l'aggressione. La Russia ha attaccato non solo noi e le nostre città ma ha attaccato brutalmente i nostri valori e le nostre libertà, il nostro diritto di vivere pacificamente, contro il nostro desiderio di felicità, lo stesso sogno che avete voi americani. Noi ucraini vogliamo lo stesso per il nostro popolo: una parte normale della vita come è per voi".

Congresso Usa applaude Zelensky

Cita persino Martin Luter King il presidente ucraino. "Ho un sogno", dice ai deputati e ai senatori Usa. E parafrasando lo storico leader dei diritti civili americani, aggiunge: "E ho una necessità, mi serve che proteggiate i nostri cieli".

Riusciranno le sue parole a smuovere l'Occidente? Riuscirà, Zelensky, a ottenere le armi necessarie a resistere? E basteranno, solo le armi, a fermare la guerra scatenata da Putin? Difficile poterlo dire. Di certo la politica e la diplomazia dovranno continuare a lavorare, giorno dopo giorno, ora dopo ora.

E, speriamo presto, quando l'ultima bomba sarà sganciata e l'ultima vittima verrà seppellita (ora neanche questo è possibile, in molti casi), ci sarà da lavorare, e tanto, per ricostruire un paese e farlo vivere come merita.

Congresso Usa ascolta Zelensky

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