Morta Grazia Maria Spina, bella e creativa in scena e al cavalletto

Dal liceo artistico al teatro, poi tanto cinema e tanta tv. Dagli anni Novanta il ritorno al primo amore

Morta Grazia Maria Spina, bella e creativa in scena e al cavalletto
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«Frequentavo ancora il Liceo Artistico all'Accademia di Venezia, quando il direttore del Teatro Universitario di Ca' Foscari, Giovanni Poli, mi volle in un ruolo in Le donne gelose di Carlo Goldoni e in Rosetta in Con l'amore non si scherza di Alfred de Musset». Lo scrive lei, sul suo sito. In quell'autobiografia scarseggiano le date (non si chiedono gli anni a una signora...). Ma una spicca: nel 1965, il quindicenne Festival di Sanremo viene presentato da Mike Bongiorno e da una gran bella morettina ventinovenne (non valletta, né coconduttrice, come si dice oggi, ma proprio presentatrice) che a teatro aveva debuttato nel già lontano '58, e in tv aveva già partecipato ad alcuni sceneggiati epocali per la Rai: Le avventure di Nicola Nickleby (1958) da Dickens, Il fu Mattia Pascal (1960) da Pirandello, David Copperfield (1963) ancora da Dickens, La donna di fiori (miniserie inserita nel filone del Tenente Sheridan, 1965). È Grazia Maria Spina, veneziana, morta due giorni fa a 88 anni. Quel Festival del '65 lo vinse Bobby Solo con Se piangi se ridi, titolo che andrebbe benissimo anche per sintetizzare la carriera di Grazia Maria, attrice da dramma (Assassinio nella cattedrale di T.S. Eliot, Pericle, principe di Tiro di Shakespeare) e da commedia brillante (alcuni Zorro, Pugni, pupe e marinai, Rugantino, Totò contro il pirata nero, quello che le era più caro). Le sue foto che troviamo in Rete sono quasi tutte in bianco e nero, ma colorate dal suo brio e dalla sua limpida sensualità, senza pose da dark lady e con tanta naturalezza, diciamo alla Claudia Cardinale.

Dall'inizio degli anni Novanta, lasciate le scene (ri)aprì un nuovo capitolo della sua vita, quello che chiamava «ritorno all'arte»: «Dopo la lunga e rovente passione per il mondo dello spettacolo, ho ripreso in mano pennelli e colori e proseguo per una strada che si era interrotta». Ed ecco collage un po' futuristi, ammiccamenti a Man Ray, contaminazioni tra forme classiche e ambientazioni moderne. Ulteriore conferma di un talento poliedrico.

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