Roma - È morto a Roma Jacopo Fanfani, il figlio di Donatella Papi, la giornalista che un mese fa ha sposato nel carcere di Velletri Angelo Izzo, uno dei massacratori del Circeo.
Il giovane, 17 anni, stava tornando a casa dopo le 3 di sabato notte quando, sulla via Olimpica, all’altezza dello svincolo per Tor di Quinto, ha perso il controllo della sua minicar. La piccola auto si è ribaltata ed è uscita di strada. Jacopo è morto durante il trasporto in ospedale. E ora la mamma, ultimamente non nuova a dichiarazioni e iniziative un po’ sopra le righe, ha chiesto che venga disposta l’autopsia. La Papi non è convinta che si sia trattato di una disgrazia. Anzi lascia intendere che secondo lei potrebbe essere stato un omicidio. Parla di un’oscura storia di ricatti e minacce. «La morte di mio figlio - sostiene la giornalista - è un sacrificio per la patria. Da anni eravamo sotto ricatti e pressioni. Proprio ieri (sabato, ndr) ho consegnato alla polizia postale una denuncia per gravi minacce e rischi per la mia persona, per mio marito e per i miei familiari. Ho chiesto, in relazione alla morte di mio figlio, che siano eseguite l’autopsia e indagini rigorose».
Jacopo, nipote di Amintore Fanfani, da anni ormai viveva con il papà Giorgio. Lo scorso 10 marzo il ragazzo non era presente alla cerimonia in carcere con cui la madre ha sposato Izzo, pluriomicida condannato a due ergastoli per l’assassinio di Rosaria Lopez, seviziata e uccisa nel 1975 in una villetta del Circeo, e per quelli di Maria Carmela Linciano e di sua figlia Valentina Maiorano, eliminate e sepolte nel giardino di un’abitazione di Ferrazzano, in provincia di Campobasso, nel 2005, mentre era in semilibertà. «Ho sposato l’uomo che amavo da sempre, è stato un vero e proprio matrimonio d’amore», spiegava, la Papi, prima e dopo il matrimonio.
Ora, a poche ore dalla tragedia che l’ha colpita, torna alla ribalta con un appello: «Tutti coloro, amici, conoscenti o passanti dal luogo dell’incidente, che hanno incontrato mio figlio sabato sera e nel corso della notte, si mettano in contatto con me e con i magistrati». E insiste con la storia dell’autopsia: «I magistrati, accogliendo la mia richiesta, hanno disposto che venga eseguita al Policlinico Gemelli. Io invece vorrei che fosse fatta all’Istituto di medicina legale dell’università La Sapienza».
Poi torna a tirare in ballo le «pesanti minacce» che lei e suo figlio avrebbero ricevuto qualche tempo fa, delle quali- dice- «parlerò con il pm».
Già prima del suo contestatissimo matrimonio - quando già aveva cominciato a proclamare in giro l’innocenza di Izzo e la sua intenzione di chiedere, nuove prove alla mano, la riapertura del processo per i delitti di Ferrazzano - Donatella Papi temeva ritorsioni in carcere per lui e raccontava di minacce e aggressioni da lei subite a causa della sua battaglia. «Un progetto concreto - diceva - per finanziare il quale ho persino venduto la casa». Dopo le nozze ha creato scompiglio una sua dichiarazione su Facebook, dove erano già comparsi diversi gruppi che la criticavano ricordandole le gesta del suo sposo. La Papi ringraziava degli auguri ricevuti per il matrimonio i Casalesi, il noto clan camorristico della provincia di Caserta. E annunciava loro il suo prossimo impegno per l’eliminazione del 41 bis, «il carcere senza speranza». «Fatemi provare - scriveva - forse ci riusciamo. Le parole che mi avete indirizzato sono belle, sincere, le migliori».
Di recente la notizia che Izzo avrebbe adottato una «nuova linea difensiva per tutelare la sua reputazione, la sua immagine e la
sicurezza di sua moglie al centro di accese critiche». Addio ai vecchi avvocati, forse poco allineati. «Li ringrazio e mi riservo di indicare il mio nuovo legale di fiducia», recitava una nota della Papi lo scorso 22 marzo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.