dal nostro inviato a Manchester
E figurati se non si prendeva anche questo. Taylor Swift batte tutti e porta a casa 4 statuette agli Mtv Europe Music Awards di Manchester.
Nell’ordine: miglior video (per Fortnight con Post Malone), miglior concerto, miglior artista americano e soprattutto miglior artista in assoluto. Lei naturalmente non c’è e, a dirla tutta, in questa edizione non ci sono stati ospiti stellari forse perché l’ospite centrale era la ricorrenza, la celebrazione. Gli Mtv Europe Music Awards sono arrivati alla trentesima edizione, praticamente hanno coperto una intera era musicale. Hanno debuttato quando le classifiche, l’immaginazione e i media erano pieni di David Bowie o di Prince o di Madonna e U2, sono arrivati fino a ora passando per Amy Winehouse e Coldplay, per Lady Gaga e tutta la valanga di rapper che ieri sera erano rappresentati da Busta Rhymes, logorroico quando ha ricevuto il Global Icon Award e poi un po’ vintage durante la sua esibizione, e soprattutto da Eminem, assente ma presente con l’influenza e lo spirito di chi ha vinto il premio come Miglior Artista Hip Hop.
In questi decenni Mtv è stata il termometro dei gusti musicali. Prima da protagonista assoluta, che lanciava mode e talenti con una precisione feroce. Ora gioca nel ruolo di osservatrice esterna con un bagaglio di know how da far invidia a chiunque nel settore e, come diceva l’altro giorno qui a Manchester la Ceo International Markets & Global Consumer Products di Paramount Global, ossia Pam Kaufman, “Mtv rimane comunque la piattaforma più trasversale di tutte”. E gioca bene. Lo fa con un impegno, una precisione e anche una passione che è difficile da ritrovare in altri contesti. Di sicuro il palco della Co.Op Live Arena di Manchester è agile e gigantesco, capace di allargarsi e piegarsi a ogni esigenza messo com’era in mezzo alla platea davanti a un megaschermo e sotto un impianto luci da guerre stellari.
Infatti lo show di stasera, 10 novembre, è stato di una precisione cronometrica sul modello dell’Eurovision Song Contest (magari fossero così anche in Italia) e ha visto piazzarsi al secondo posto l’assoluta emergente Tyla, sudafricana di 22 anni, che ha appena vinto anche un Grammy Awards per la miglior interpretazione di musica africana. Qui, in una Co.Op Live Arena strapiena e comodissima (imparate, italiani, imparate) ha preso tre statuette per la miglior interpretazione afrobeat, il miglior r&b e miglior artista afroamericana. Niente male. Come niente male è anche Benson Boone, un tipo scatenato e pronto a farsi conoscere anche in Italia, che ha aperto lo show arrivando su di un pianoforte volante e si è preso il premio come Miglior artista dopo aver “sparato fuori” i suoi successi Slow it down e Beautiful things. Da segnalare anche Sabrina Carpenter, che ha incassato il premio per la Miglior Canzone (“Espresso”) e la performance coinvolgente di Shawn Mendes con la sua band. Ma a commuovere tutti sono state le parole sincere della presentatrice Rita Ora per l’ex One Direction Liam Payne, morto qualche settimana fa a Buenos Aires.
A molti è piaciuto l’arrivo di LL Cool J, una autentica leggenda del rap tra gli Ottanta e Novanta ma non solo visto che è anche conosciutissimo per aver interpretato Sam Hanna per quattordici anni in Ncis: Los Angeles. Ha parlato. Ha premiato. Ha ricordato di essere uno dei rapper più influenti di sempre. Come i Pet Shop Shop Boys, premiati come autentici Pop Pioneer.
Anche Beyoncé è una delle artiste più influenti di sempre ma dalla Co.Op Live Arena di Manchester è tornata simbolicamente a casa senza neanche un premio nonostante le nomination. Zero. Brutto segno.
Chi invece ha vinto è stata Annalisa, che è “Best italian act” e aggiunge un altro premio a quello preso l’altro giorno a Barcellona come “fenomeno europeo dell’anno”. Mica male come doppietta. Lei dice che tra poco inizierà a pensare alle nuove canzoni e staremo a vedere come andrà a finire.
Nel frattempo è finita anche questa trentesima edizione degli Mtv Europe Music Awards, che non ha regalato tante sorprese perché è stata l’immagine sincera e fedele di una scena musicale drammaticamente senza vere sorprese. Dopotutto, spesso il vero limite dei premi sono i premiati, non gli organizzatori.
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