Era la sera del 20 luglio 2018 quando i due carabinieri Vincenzo Ottaviano e Attilio Picoco e la guardia giurata Benigno De Gennaro furono investiti e uccisi sulla Strada Statale 7 bis Terra di Lavoro, all'altezza di Pomigliano d'Arco, nel Napoletano. L’automobilista 26enne, che a grande velocità travolse i militari e il vigilante, a distanza di poco più di un anno è stato condannato in primo grado a 4 anni e 6 mesi di reclusione, per omicidio stradale colposo. L’uomo dovrà pagare anche le spese processuali e risarcire i familiari delle vittime.
L’automobilista spericolato aveva chiesto il patteggiamento della pena, ma il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Nola aveva respinto questa ipotesi, accettando però il rito del dibattimento immediato. In questo modo l’imputato ha beneficiato della riduzione di un terzo della pena e delle attenuanti generiche. La sera dell’incidente l'appuntato scelto Vincenzo Ottaviano e il vicebrigadiere Attilio Picoco erano di pattuglia in strada, dove stavano effettuando i rilievi in seguito a un incidente stradale, insieme alla guardia giurata Benigno De Gennaro, che era il conducente della vettura incidentata sulla quale erano in corso gli accertamenti.
Da lontano, improvvisamente, sopraggiunse una Volkswagen Golf, a tutta velocità, che travolse i due militari dell’Arma e il vigilante. Per Vincenzo Ottaviano e Benigno De Gennaro, purtroppo, non ci fu nulla da fare: i soccorsi si rivelano inutili, poiché era già deceduti al momento dell’arrivo dell’ambulanza. Attilio Picoco, invece, fu trasferito in condizioni disperate all'ospedale San Giovanni Bosco di Napoli, dove purtroppo morì dopo dieci giorni di agonia. Altri due carabinieri si salvarono lanciandosi tra le sterpaglie ai bordi della strada.
Le indagini hanno stimato che la vettura guidata dall’imputato viaggiasse a circa 130 chilometri all'ora prima dell'impatto. Secondo i dati del Viminale, dal 1961 ad oggi sono 3.776 le vittime del dovere tra le forze dell’ordine, appartenenti a qualsiasi reparto delle forze armate, di polizia e vigili del fuoco. Come scrive il Ministero dell'Interno, per rientrare tra le vittime del dovere bisogna avere riportato lesioni nel contrasto ad ogni tipo di criminalità; nello svolgimento di servizi di ordine pubblico; nella vigilanza ad infrastrutture civili e militari; in operazioni di soccorso; in attività di tutela della pubblica incolumità; in attività di prevenzione e di repressione dei reati.
Il numero di deceduti in servizio negli anni duemila risultano essere poco più di 700, per una media di 36 morti ogni anno. Per quanto riguarda i carabinieri, solo nel 2018 si contano 12 morti e circa 3mila uomini feriti - più o meno gravi - nel corso di operazioni ed interventi.
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