Nuovi campi rom a Giugliano dopo lo sgombero, tra rifiuti e roghi

Le condizioni in cui vivono adesso i nomadi non sono migliorate. Il problema non è stato risolto, solo spostato a un paio di chilometri di distanza dal vecchio insediamento

Nuovi campi rom a Giugliano dopo lo sgombero, tra rifiuti e roghi

Per i bambini il letto è il sedile di una macchina. I più fortunati hanno un camper. Chi prima trovava riparo in una baracca, ora ha solo un’auto o una tenda. Non c’è acqua. Manca la corrente elettrica. Fino a un po’ di tempo fa mancavano anche i servizi igienici, poi sono arrivati sei bagni chimici, ma è davvero troppo poco. La situazione resta allarmante nel sito invaso dalla comunità rom sgomberata lo scorso mese di maggio a Giugliano in Campania, nel Napoletano. È diventata una bomba ecologica. Quotidianamente sul posto sono impegnate diverse associazioni, che provano a sopperire alle emergenze quotidiane e a guidare i capifamiglia in questo percorso senza vie di uscita.

L’appezzamento di terreno nella periferia della città è degradato e pieno di rifiuti. Lo sgombero è avvenuto circa nove mesi fa, quando numerose persone furono allontanate, ma non in maniera definitiva. Adesso i rom si sono accampati in altri terreni confinanti e dormono, oltre che nelle baracche e nei camper, perfino nelle auto. Le condizioni in cui vivono adesso non sono migliorate. Il problema non è stato risolto, solo spostato a un paio di chilometri di distanza dal vecchio campo.

Sulla circumvallazione esterna le auto sfrecciano a velocità sostenuta e non fanno caso alla lingua di terra sulla loro destra. Cumuli di rifiuti fanno da scudo a uno degli accampamenti rom, subito dopo ponte Riccio. Per la maggior parte sono stati incendiati dagli stessi abitanti del luogo, che cercano di contenere la quantità di materiale da loro stessi accumulata. L’aria che si respira ha il sapore della sconfitta. Quell’odore acre e insopportabile non è la cosa peggiore, dato che a fare paura è la diossina sprigionata dai roghi, impalpabile, ma presente.

Ci teniamo a distanza mentre filmiamo le baracche dei rom, anche perché qualcuno si è già accorto della nostra presenza e con fare minaccioso entra ed esce dall’accampamento con sguardo minaccioso a bordo di auto lussuose. Nel lasso di tempo in cui ci tratteniamo sul cordolo della circumvallazione vediamo il movimento dei rom, che arrivano con macchine piene di oggetti, trasportati nei cofani e sulla tettoia, tutto materiale solo in parte utilizzato, gli scarti finiscono nei cumuli da bruciare.

L’impressione è di calpestare il suolo di un luogo di guerra, a pochi passi dall’agglomerato cittadino e da uno dei centri commerciali più grandi della zona. Il buon senso ci consiglia di abbandonare quel posto, ma lungo il percorso ci rendiamo conto che ad essere degradata è l’intera area, non solo per la presenza dei rom. Siamo sulla circumvallazione esterna, dove sacchi di spazzatura, sedie, materassi, pneumatici, bottiglie, pezzi di mobili, materiali di scarto sono disseminati non solo nelle piazzole di sosta, ma anche lungo la carreggiata. Ma come ci sono arrivati fino a lì? Per lo più si tratta di sversamenti illeciti di semplici cittadini che passando con la macchina li hanno abbandonati per strada o, peggio, li hanno gettati direttamente dal finestrino.

Probabile che questo deprecabile fenomeno sia aumentato con l’entrata in vigore della raccolta differenziata. C’è chi si ostina a non rispettare le regole e preferisce soluzioni più comode. Date le condizioni della circumvallazione sono tanti i cittadini indisciplinati.

A nulla servono i cartelli apposti dalle istituzioni che vietano il deposito abusivo dei rifiuti, richiamando l’articolo di legge che prevede pesanti sanzioni per i trasgressori. Gli addetti ai lavori ripuliscono, tolgono il materiale abbandonato, ma non passa neanche una settimana che il degrado si ripresenta, nell’indifferenza generale.

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