Era appena sceso dall’auto che aveva parcheggiato in un garage in piazza Marianella quando il 27enne Mario Perrotta fu trafitto dai colpi di arma da fuoco che lo uccisero. Era la notte dell’8 ottobre. Correva l’anno 2012. Sono passati 7 anni e oggi, accusati di quell’omicidio avvenuto tra Scampia e Chiaiano, a Napoli, sono finiti in carcere in 6, soggetti ritenuti parte del gruppo di fuoco dello Chalet Baku, i killer che entravano in azione agli ordini degli Abete Abbinante, sodalizio di camorra all’epoca in guerra con il cartello dei Vanella-Leonardi-Marino, i cosiddetti “Girati”.
Gli agenti della polizia di Stato della Squadra mobile di Napoli hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Napoli nei confronti di sei indagati, cinque dei quali ritenuti presunti autori dell’omicidio e uno responsabile di aver procurato l’arma del delitto, non consapevole – secondo quanto precisa la Questura di Napoli – dell’uso che ne sarebbe stato fatto. Il provvedimento restrittivo è scattato nei confronti del 42enne Giuseppe Montanera, del 37enne Vincenzo Brandi, del 34enne Armanda Ciccarelli, del 37enne Salvatore Baldassarre, del 44enne Raffaele Notturno e del 28enne Finelli Antonio.
Le dichiarazioni di collaboratori di giustizia, le intercettazioni e i numerosi riscontri raccolti hanno dato corpo alle indagini che, eseguite dagli investigatori della Polizia di Stato sotto il coordinamento dalla Direzione distrettuale antimafia, hanno portato a inquadrare l’uccisione di Perrotta nella Terza faida di Scampia, lo scontro sanguinoso esploso a Napoli tra il 2012 e i 2013 tra i due cartelli camorristici rivali, uno scontro in cui gli Abete Abbinante si avvalevano non solo dei killer dello Chalet Baku, ma anche di altri due gruppi di fuoco, quello del Monterosa e quello dei Sette Palazzi.
La ricostruzione dei fatti ottenuta grazie all’attività investigativa permette di delineare un contesto, quello dell’epoca, in cui Mario Perrotta, quando fu ammazzato, collaborava nello spaccio delle sostanze stupefacenti con Pietro Maoloni ritenuto, narcotrafficante operante per conto di Antonio Leonardi. Pietro Maoloni, nel periodo della terza faida di Scampia, era considerato vicino al clan Leonardi, parte della consorteria di camorra che lo teneva insieme ai clan della Vanella Grassi e dei Marino.
Secondo quanto accertato dagli inquirenti, Mario Perrotta venne assassinato da uno dei gruppi di fuoco del clan Abete-Abbinante perché individuato come obiettivo alternativo a Pietro Maoloni, di cui era ritenuto ancora un collaboratore dal punto di vista criminale, mentre in realtà se ne era già allontanato.
Un omicidio, quindi, che – oggi dice la Polizia di Stato - ben illustra la frenesia omicida che pervase gli affiliati alle organizzazioni criminali dell’area nord di Napoli nel periodo della faida, alla ricerca di obiettivi da colpire, senza curarsi troppo del loro rilievo criminale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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