"Qui i positivi e i negativi sono nella stessa stanza". Caos nell'ospedale di Napoli

In una chat Whatsapp di un gruppo infermieri napoletani raccontano problematiche e disagi nell’assistenza dei malati all’Ospedale del mare

"Qui i positivi e i negativi sono nella stessa stanza". Caos nell'ospedale di Napoli

Isolare i soggetti positivi è una delle misure messe in campo per arginare l’epidemia di coronavirus. Eppure non è sempre così. Perché a Napoli c’è un luogo dove pare che questa regola non sia rispettata. E lascia stupiti apprendere che l’isolamento dei pazienti Covid non avvenga proprio in un ospedale. Come racconta Repubblica, la storia drammatica e sconcertante viene dalla medicina d'urgenza dell'Ospedale del mare di Ponticelli, presidio sanitario che De Luca ha elogiato anche pochi giorni fa.

La struttura avrà"duecento posti letto per pazienti che non possono passare la quarantena a casa ma sono asintomatici, sono di qualità ed eccellenza", aveva detto il governatore circa una settimana fa. Ma, se i racconti saranno confermati dai fatti, l’ospedale potrebbe diventare il simbolo che qualcosa in Campania, nonostante le parole di De Luca, non funziona alla perfezione. Tanti mesi per prepararsi alla tanto temuta seconda ondata e oggi si assiste ad un uno spettacolo inquietante e pericoloso per tutti i cittadini.

"Ormai è normale che un paziente positivo non venga isolato e che sia in stanza con un paziente negativo che si becca il Covid", ha scritto una infermiera impegnata sul fronte della battaglia contro Covid. La sanitaria, per motivi burocratici, non può parlare con i media ma si sfoga in una chat privata di Whatsapp di un gruppo di colleghi napoletani. La chat è diventato una sorte di bollettino di guerra dove i sanitari si sfogano, si pongono domande, manifestano paure. L'infermiera racconta l'ultimo caso: "Paziente positivo, e siamo a due in Mecau (Medicina d'urgenza). Ventilazione non assistita...quindi aerosol a go go da due giorni...in camera doppia...con il vicino di letto che ovviamente adesso è un sospetto". Scenari che lasciano senza parole. Ma non basta. Perché la stessa denuncia: "Posti letto Covid???".

Domanda che al momento non ha risposta. L'ultima disposizione dell'unità di crisi regionale prevede la riconversione in reparti Covid di tutte le corsie dove ormai sono sospesi da giorni i ricoveri ordinari come dermatologia, geriatria e reumatologia. Situazione difficile. Gli ospedali rischiano di trasformarsi in focolai ingestibili. E qui è difficile attuare coprifuoco o lockdown o chiudere le aree come si è disposto con i bar ed i ristoranti. "Ormai i positivi sono in tutti i reparti, bisognerebbe attrezzarsi con i dpi (dispositivi di protezione individuale, ndr) in tutto l'ospedale", scrive un altro operatore sanitario. "Stessa situazione in urologia", replica un collega. Una infermiera della medicina d'urgenza commenta sconforata: "I parenti del paziente accanto sarebbero contenti di sapere che il papà è in stanza con un positivo...".

Non isolare i pazienti Covid ma addirittura permettere una promiscuità con altri soggetti che arrivano in ospedale per altre patologie è sbagliato. E vietato, come scritto in tutti i protocolli di sicurezza. "E dove sono rimasti nei cassetti della direzione a prendere la polvere?! Oppure sulla mail aziendale dei reparti?!", scrive un altro sanitario indignato. Un suo collega sottolinea: "Impossibile fare isolamento e divisione dei percorsi, i positivi sono troppi".

"Il sistema è saltato", è scritto su un messaggio. Ma il peggio deve ancora venire. "Vedremo tra massimo 3 settimane il crollo del sistema sanitario", spiega un camice bianco. Il problema non è legato tanto al numero di posti letto. "Non saranno mai abbastanza se poi non ci sono i percorsi per distinguere i pazienti che arrivano in ospedale", è il ragionamento che circola tra il personale sanitario. Senza dimenticare un altro punto fondamentale nella lotta a Covid: i tempi di individuazione dei malati. I pazienti che arrivano in pronto soccorso sono sottoposti a tampone ma per i risultati bisogna aspettare anche 3 giorni. Un disastro. Perché se il soggetto è positivo, in questo arco di tempo può contagiare altre persone. Qualcuno chiede del perché all'Ospedale del mare non si processino i tamponi.

Se ci fosse questa possibilità "potremmo gestire meglio il flusso di pazienti dal pronto soccorso sapendo in tempi ragionevoli positività o meno". "È inconcepibile che un ospedale come il nostro, con più reparti Covid, con un afflusso non indifferente non abbia la possibilità di refertare i tamponi. Sorrento che è meno di un quarto dell'Ospedale del mare ha l'apparecchio che processa 60/70 tamponi...

i nostri invece li dobbiamo mandare al San Paolo che tra l'altro non ha reparti Covid o all'istituto zooprofilattico di Portici. È una vergogna", si legge in un altro messaggio. Mesi per prepararsi ad una nuova emergenza per poi ritrovarsi in questa situazione.

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