Piccoli, corrono a piedi nudi sull’asfalto impastricciato di fango. Sorridono, urlano, giocano. Mentre gli adulti ragionano in gruppo, si mobilitano per rendere più chiaro un destino al momento incerto. Non sanno dove andare, come muoversi, perché ancora non sanno cosa ne sarà del loro futuro le 73 famiglie di etnia rom sgomberate il 10 luglio scorso dal campo che fino a 13 giorni fa occupavano abusivamente in località Ponte Riccio, a Giugliano in Campania (Napoli).
In circa 400, ora, stanziano in un’area privata abbandonata, nel sito di un’ex fabbrica. La più piccola ha meno di un mese. L’insediamento dove vivevano versava in pessime condizioni igienico-sanitarie. Lo stato in cui vivono adesso non è migliorato. Il problema non è stato risolto, solo spostato a un paio di chilometri di distanza dal vecchio campo.
Per almeno 120 bambini il letto è il sedile di una macchina. I più fortunati hanno un camper. Chi prima trovava riparo in una baracca, ora ha solo un’auto o una tenda. Non c’è acqua. Manca la corrente elettrica. Fino a un paio di giorni fa mancavano anche i servizi igienici, poi sono arrivati 6 bagni chimici.
La Corte europea dei diritti dell’uomo ha accolto il ricorso presentato da tre famiglie con il supporto dell’associazione 21 luglio: ha stabilito che il Governo italiano deve dargli un alloggio temporaneo adeguato. Ora anche gli altri nuclei che risultano in regola con i documenti si preparano a presentare il ricorso. L’altro ieri, davanti alla postazione di fortuna allestita nell’accampamento dall’organizzazione presieduta da Carlo Stasolla c’era la fila: tutti con documenti alla mano e una speranza nel cuore. Molti sono cittadini giuglianesi. “Abbiamo chiesto al Comune e alle autorità governative – chiarisce l’avvocato Aurora Sordini - la sospensione di qualsiasi ulteriore sgombero senza nessuna soluzione alternativa adeguata, e che nelle more del procedimento venissero assicurate ai ricorrenti delle soluzioni temporanee alloggiative che prevedessero l’unità familiare, quindi che i minori non venissero separati dai propri familiari”.
La decisione del Corte di Strasburgo ha fatto solo il solletico al ministro dell’Interno Matteo Salvini, che ha commentato con una risata: “Le Corte europea vuole obbligarci a dare le case ai rom? Ahahahahah. Motivo in più per votare Lega domenica”. Il sindaco di Giugliano, Antonio Poziello, invece, lunedì scorso si è impegnato a pubblicare il bando per elargire quei contributi già in programma prima dello sgombero, somme da versare a chi presenterà un regolare contratto d’affitto. Il primo cittadino lo ha dichiarato a un gruppo di parlamentari accorso nei giorni scorsi a Giugliano per discutere sulla questione dei rom definiti “senzatetto” dalla Cedu. Nell’occasione Poziello non ha voluto incontrare la stampa e i rappresentanti delle associazioni.
Un progetto c’era, tempo fa, per dare una sistemazione ai rom di Giugliano, un ecovillaggio: “Una raccolta firme da parte del centrodestra locale ne ha evitato la costruzione”, ricorda il consigliere comunale di opposizione Nicola Palma. Resta il mistero sui fondi ottenuti per finanziarlo, centinaia di migliaia di euro: “Abbiamo verificato col prefetto. C’è questa cifra in prefettura di 915 mila euro”, afferma Pina Tommasielli, referente per l’Assistenza sanitaria territoriale della struttura commissariale della Regione Campania, medico e componente dell’associazione I Girasoli dell’Est, che si occupa di dare sostegno ai rom. “Da qualche deputata locale facemmo fare tempo fa anche un’interrogazione parlamentare per capire questi fondi come potevano essere utilizzati, nelle more che l’ecovillaggio non si sarebbe fatto più. Quindi questa cifra è rimasta appesa. Siamo andati dal prefetto ma le risposte sono state un po’ nebulose”.
La situazione, intanto, resta allarmante nel sito invaso dalla comunità rom sgomberata. Quotidianamente sul posto sono impegnate diverse associazioni e il parroco di Giugliano don Francesco Riccio.
Provano a sopperire alle emergenze quotidiane e a guidare i capofamiglia in questo percorso senza vie di uscita. Sono passate due settimane dallo sgombero, ma ad oggi nulla è cambiato. E all’orizzonte non si intravedono soluzioni, solo un nuovo intervento per mandarli via. Dove, non si sa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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