Teatro San Carlo, De Luca contro tutti

Il governatore non ha risparmiato attacchi anche al Comune di Napoli per la questione dei contributi destinati al San Carlo

Teatro San Carlo, De Luca contro tutti

È durato il tempo di una conferenza stampa il clima di pace, seppur condito da tensioni, tra il governatore della Campania Vincenzo De Luca e il sovrintendente del San Carlo Stéphane Lissner.

Per la prima volta dopo il taglio di fondi di 3 milioni e 700 mila euro al teatro i due si sono ritrovati uno accanto all'altro in occasione del lancio della piattaforma di streaming del Massimo napoletano "On-Il teatro delle Culture", la prima in assoluto per un teatro d’opera italiano. I contenuti saranno disponibili a titolo gratuito o in modalità "pay per view" e verranno divisi in tre sezioni principali: Performances, Places e Stories.

De Luca, si sa, non ha paura di dire le cose che ha in mente, anche in modo duro. Le possibili polemiche che divampano a causa dei pensieri espressi sono effetti collaterali che il governatore mette in conto. E così anche ieri l’esponente del Pd ha mantenuto fede al suo stile, tanto che ha lanciato affondi non solo contro il già citato Lissner. Perché nel suo mirino sono finiti anche il direttore del teatro Emmanuela Spedaliere e l’amministrazione passata e presente di Palazzo San Giacomo.

Le parole di fuoco sono state espresse a margine dell’evento."Nel corso degli anni è prevalsa la linea Troisi – ha risposto alla domanda di una cronista -: c'è chi paga e chi decide, c'è una legge che prevede che i presidenti delle fondazioni siano i sindaci, un'anomalia". De Luca ha spiegato inoltre che "non potevamo far morire il San Carlo, abbiamo sostenuto e sosterremo anche da soli il teatro". Ma c’è un’altra questione che al governatore proprio non va giù. "Nessuno mi ha ancora spiegato la cosa del Comune di Napoli che ha fatto una truffa, ha detto che dava per due anni 600mila euro al Teatro San Carlo e invece nel bilancio non c'erano. Dobbiamo riportare la situazione in una condizione di razionalità e normalità per il San Carlo che è un patrimonio dell'Europa non di Napoli, ma della civiltà occidentale".

Parlando dei cinque milioni di euro di contributi dati dalla Regione al teatro, De Luca si è detto orgoglioso perché questa è stata "per noi un'occasione intanto per ribadire che siamo stati l'istituzione che da sempre ha sostenuto sostiene e sosterrà il San Carlo. Ci auguriamo che tutte le istituzioni facciano la propria parte". Allo stesso tempo, però, il governatore ha spiegato di indignarsi se apprende "dopo tre anni che il contributo del Comune di Napoli era magari una truffa perché non c'era neanche un euro e sarebbe bene che anche la società civile e il mondo dell'informazione di Napoli si svegliasse di fronte a fatti che sono dal mio punto di vista scandalosi".

Il governatore è un fiume in piena. Nel corso delle sue dichiarazioni si è soffermato anche sulla questione degli stipendi aumentati. Su questo tema il governatore è stato durissimo: "Ho detto che dissento che si aumentino gli stipendi nel momento in cui abbiamo una crisi drammatica nel Paese, abbiamo la gente che non riesce ad arrivare a fine mese, mi pare una cosa sgradevole sbagliata e inaccettabile dal mio punto di vista".

De Luca ha affermato che la Regione ha espresso questa posizione mentre le altre istituzioni presenti nel Cda no. "Ognuno si presenta con il suo volto, poi rimane il problema di fondo: noi siamo andati avanti per anni con una logica parassitaria, la Regione paga e gli altri parlano e non va bene", ha attaccato De Luca che ha evidenziato che la critica non vale solo per Spedaliere ma per tutti, "non so chi si alzava lo stipendio". Dagli attacchi non è risparmiato Palazzo San Giacomo. Il governatore ha, infatti, risposto in modo ironico a chi gli ha chiesto se anche la nuova amministrazione comunale di Napoli abbia gonfiato qualche stipendio: "Che sia lapidata. L'unico che dovrebbe aumentarselo è il Presidente della Regione per la verità, ma nessuno ci pensa perché siamo in un mondo di malviventi".

Il governatore è poi tornato sulla vicenda che la Scala di Milano percepisce più risorse dal Comune che dalla Regione: "Se qualcuno pensa di utilizzare in termini ricattatori i rapporti con varie istituzioni culturali a me non fa né caldo né freddo. Io faccio quello che ritengo giusto fare, non è che siccome parliamo del San Carlo bisogna accettare tutto, io accetto quello che è ragionevole".

Sul difficile rapporto con il soprintendente Lissner, De Luca ha cercato di mantenere i toni bassi ribadendo quanto ripete ormai da tempo: "Non c'è nessuna pace da fare perché non c'è stata nessuna guerra. Ho detto semplicemente quello che penso per il passato come dirò quello che penso per il futuro e ho anche chiarito a tutti che nessuno si permetta di nascondersi dietro i simboli per fare quello che vuole. Con me questo metodo non funziona".

Lissner, dal canto suo, rispoende al governatore usando toni più morbidi. Pur ringraziando la Regione per il supporto alla piattaforma ha spiegato che quando è stato alla Scala di Milano per 10 anni "lo Stato italiano faceva una contribuzione di 35 milioni, la città di Milano 2 milioni. Però il sindaco di Milano era il presidente della Fondazione. È una legge italiana che lo prevede, non c'entra niente con chi dà più o meno. È una legge che si applica".

Lo stesso sovrintendente del San Carlo ha sottolineato che le dichiarazioni che ha fatto il presidente De Luca sulla qualità di questo progetto gli hanno fatto "molto piacere". Lissner ha infine ammesso di essere venuto all’incontro per presentare la piattaforma "per l'invito del presidente" spiegando che questo progetto digitale "che lui ha finanziato dall'inizio e che non è poco, perché è un costo molto importante. Sono venuto qui su suo invito per presentare una piattaforma. Ho sentito delle parole molto positive sul progetto, per me basta".

Sulla questione degli aumenti degli stipendi evocata da De Luca è intervenuto il sindaco di Napoli, Gaetano

Manfredi. "C'è un legge nazionale che prevede, visto che lo stipendio dei sindaci è meno della metà di quello dei presidenti di Regione, una progressiva equiparazione", ha affermato il primo cittadino partenopeo.

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