Napolitano: «L'Italia unità ha superato prove estreme, ce la farà anche ora»

Il capo dello Stato ricorda come in 150 anni abbiamo superato «periodi bui» e invita alla coesione nazionale per le riforme: «La Costituzione prevede un profondo rinnovamento autonomistico».

«Tutto bene?», chiede a Giancarlo Galan all'ingresso di una mostra sull'Unità dell'arte italiana. «Non male, presidente», risponde il nuovo ministro dei Beni culturali. «É già qualcosa, con i tempi che corrono», replica Giorgio Napolitano. No, secondo il capo dello Stato, non è un bel momento per il Belpaese. Forse non tanto brutto come quei «periodi bui» che abbiamo alle spalle, però è l'ora bisogna darsi da fare e ridurre quella «iper-partigianeria» che non ci consente di varare le necessarie riforme. Ma insomma, «abbiamo retto a prove estreme», supereremo anche questa.
Per riuscirci, spiega, occorre mantenere lo spirito che ha caratterizzato la nascita della nazione, di cui è stato appena celebrato l'anniversario: «È stato un lungo tragitto dei 150 anni, che ha visto l'Italia crescere e trasformarsi, tra molte contraddizioni, portandosi dietro antiche tare, e conoscendo periodi bui e fatali cadute dopo la prima guerra mondiale».
Tuttavia, scrive il presidente nell'introduzioine di un libro della Adn-Kronos, «l'unità ha retto anche a prove estreme ed è tornata a vivere anche quando tra il 1943 e il 1945 sembrava che fosse stata mortalmente compromessa e spezzata». E se l'Italia che celebra il suo 150° compleanno è «un Paese democratico tra i più avanzati in quell'Europa integrata che abbiamo concorso a fondare, è perchè, come ho ricordato il 25 aprile, superammo i traumi del fascismo e della guerra recuperando libertà e indipendenza, ritrovando la nostra unità».
Unità che poi la Costituzione repubblicana «ha posto su fondamenta più solide promuovendo anche un profondo rinnovamento in senso autonomistico e regionalistico dello Stato nazionale nato con forti tratti di centralizzazione uniformandosi al modello piemontese». Il federalismo è quindi una riforma che segue lo spirito originario della Carta.
Infine i rapporti con l'Ue. Napolitano ricorda «l'ininterrotto impegno dell'Italia come Paese costruttore di un'Europa sempre più integrata». Uno sforzo «decisivo per affermare il ruolo storico e garantire il progresso dell'Italia stessa e, nello stesso tempo, prezioso per far avanzare il processo che in sessant'anni ha trasformato il nostro continente nel segno della democrazia».

Su questa strada, conclude il presidente, «lungo la quale ci attendono ardue sfide e nuove opportunità, l'Italia potrà tanto meglio procedere quanto più resterà saldamente unita sulle sue basi storiche e secondo l'ispirazione della sua Carta costituzionale».

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