Napolitano: "Più impegno europeo in Afghanistan contro il terrorismo"

Visita lampo a Londra del capo dello Stato, che incontra la regina Elisabetta «favorevole allo svolgimento all'Aquila del G8», vede un gruppo di professori italiani di Oxford e parla all'istituto studi strategici: «Non lasciamo soli a combattere gli americani»

Napolitano: "Più impegno europeo in Afghanistan contro il terrorismo"

Più uomini, più risorse, più «impegno». Insomma, dice Giorgio Napolitano, l'Europa, e l'Italia, devono fare «di più» per aiutare il l'Afghanistan nella sua difficile transizione democratica. Non possiamo, spiega il capo dello Stato, «lasciare sempre tutto il peso sulle spalle dell'America», ma è arrivato il momento «prendersi le proprie resposnsabilità». Una partecipazione «più attiva nel lavoro di peacekeeping e nel contrasto del terrorismo dovrebbe essere presa seriamente in considerazione anche nel nostro interesse»
Viaggio-lampo a Londra del presidente della Repubblica. Napolitano viene ricevuto a Buckingham Palace da Elisabetta II, che «apprezza la scelta di tenere il G8 all'Aquila», incontra un gruppo di professori italiani che insegnano a Oxford, poi parla all'istituto per gli studi strategici chiedendo che l'Unione Europea si adegui velocemente ai cambiamenti del mondo.
Il tema chiave, oltre alla crisi, è la sicurezza internazionale. La Ue, dice il capo dello Stato, deve attrezzarsi per «essere all'altezza delle proprie responsabilità in un mondo globalizzato, che non è quello che si era immaginato dopo le rivoluzioni del 1989 che segnarono un fondamentale spartiacque storico» ma non hanno portato a un mondo pacificato, democratico e libero. Oggi ci sono nuove sfide che l'Europa unita, «dove purtroppo prevale ancora l'interesse nazionale», deve saper fronteggiare per non restare marginalizzata. Ciò implica riformare le istituzioni e assumersi più chiaramente la responsabilità di concorrere alla sicurezza mondiale anche sul piano della difesa militare. Non è un compito facile, ammette, ma è una cosa a cui non si può sfuggire.
Dunque, occorre «potenziare l'agenzia europea di difesa». Ma ancora prima bisogna rimboccarsi le maniche per Kabul. «La comunità internazionale deve compiere in Afghanistan il suo sforzo principale per contrastare la minaccia globale posta dal fanatismo e dall'oscurantismo». La situazione «è lungi dall'essere incoraggiante», ma non possiamo fallire. Perciò, aggiunge, «sono fermamente convinto che una partecipazione europea più attiva nelle operazioni di mantenimento e di ristabilimento della pace in Afghanistan, come energicamente suggerito dall'amministrazione americana, dovrebbe essere seriamente presa in considerazione, innanzitutto nel nostro interesse, tenendo presente la minaccia del terrorismo islamico fondamentalista contro l'Europa». Napolitano prende «molto seriamente il monito del presidente Obama secondo il quale l'Europa potrebbe trovarsi sotto una minaccia di terrorismo più grave di quella che incombe sugli Stati Uniti: l'Afghanistan può sembrare molto distante da noi, ma le distanze contano ben poco nel mondo odierno, è un'illusione pericolosa credere che non riguardi il futuro della pace nel mondo». E lo stesso «può dirsi della crisi ancora aperta in Medio Oriente». In conclusione, «dobbiamo respingere il sospetto che per la sicurezza noi europei continuamo ad affidarci completamente agli Stati Uniti».
Infine, speriamo nel futuro. «Raramente ci sono stati dodici mesi così fatali come quelli del 2008».

Dalla crisi economica, «probabilmente la peggiore dal 1929», alle tensoni con l'Iran, che va tenuto soptto controllo, alla guerra in Georgia «che avrebbe potuto avere conseguenze disastrose», fino alla conseguente crisi nelle relazioni fra Russia, Europa e Stati Uniti che hanno fatto parlare di nuova guerra fredda e ha portato al rilancio dei sistemi di difesa antimissile con l'emergere di nuove tensioni Est-Ovest». Per fortuna a bilanciare questo fosco elenco di avvenimenti, l'elezione di Barack Obama «sembra aprire nuove prospettive« come fanno sperare le dichiarazioni del presidente americano durante il viaggio a Praga».

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