Abbiamo «un pilota automatico», la Bce, che fa bene il suo lavoro. Quello che non abbiamo, e si è visto nella tempesta finanziaria che ha travolto la Grecia, «è uno strumento adeguato per fronteggiare queste crisi», tipo un Fmi europeo. La grave emergenza economica che ha indotto Atene a varare un durissimo piano di tagli è il tema più caldo affrontato da Giorgio Napolitano durante la visita alla Commissione Europea. Il presidente della Repubblica conferma l'impegno dell'Italia a collaborare per mettere a frutto le novità del Trattato di Lisbona, che saranno pure «inferiori alle attese», ma che comunque aprono «una nuova fase» dell'integrazione europea. Adesso «bisogna scongiurare il rischio che il rodaggio delle nuove norme duri a lungo» e che le tanto attese innovazioni «restino sulla carta». Altri argomenti, il dossier Alcoa, una politica europea per l'immigrazione, i fondi destinati al Mezzogiorno.
Grecia - Per affrontare altre gravi emergenze monetarie e finanziare come quella nell'Ue «manca qualcosa nell'armamentario comune». Occorre uno «strumento valido per intervenire quando l'euro viene attaccato in una singola nazione». Inoltre, «ognuno deve rispettare gli impegni che ha assunto quando è entrato nell'euro e in cambio ha ricevuto protezione e assicurazioni». Gli impegni riguardano discipline di bilancio e politica fiscale. «Tutti dobbiamo rispettare gli impegni per difendere l'euro».
La nuova fase europea - «Non esco deluso ma confortato dall'incontro con la commissione», racconta Napolitano al termine della visita. «Nella fase di rodaggio capita che il motore si ingarbugli un po'. Operazioni di così grande portata richiedono tempo per entrare a regime. Bisogna lavorarci bene, occorre mettere a punto un nuovo equilibrio tra le istituzioni europee che devono collaborare fra loro. Ci si renda conto che la strada della collaborazione è obbligata per tutti, anche per i governi nazionali». Bisogna dire «criticamente e autocriticamente che la strategia di Lisbona non ha dato tutti i frutti sperati per un effettivo coordinamento di tutte le politiche nazionali. Ma abbiamo imparato che la costruzione dell'Europa comune procede attraverso errori, correzioni e nuovi progetti e questo Trattato permette di raggiungere un nuovo stadio nella direzione da percorrere perchè l'Europa non vada incontro a un declino. Siamo già in una nuova fase». Resta il problema di superare «il dogma delle decisioni all'unanimità» e di estendere le politiche comuni, anche con un coordinamento in campo fiscale, mantenendo il metodo comunitario ed evitando direttori e tentazioni di nazionalismo economico che sono persistenti.
Mezzogiorno - «Sarebbe un serio errore un semplice taglio dei fondi destinati in particolare al Sud d'Italia», dice il capo dello Stato. Certo, anche noi dovremmo fare autocritica: «Non possiamo sottrarci a analisi più severe e verifiche sull'impiego dei fondi strutturali, che deve essere efficace, trasparente e produttivo nei vari paesi, compresa l'Italia». Ma non si può fare una semplice politica di tagli se l'interesse comune europeo è quello di promuovere le risorse umane e materiali, aiutare i senza lavoro dell'Italia meridionale e creare le condizioni per una maggiore crescità in Italia e in Europa».
Alcoa - Josè Barroso tranquillizza Napolitano. «La Commissione sta esaminando il dossier e ha ben presente la questione che riguarda i costi dell'energia e l'occupazione».
Applausi - Il viaggio di Napolitano si chiude con un piccolo bagno di folla con i funzionari italiani, con la Commissione che saluta con un lungo battimani il suo discorso e con Barroso che loda «la sua competenza e la sua visione».
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