Natale 1914, sul fronte belga i soldati dichiarono la pace

Il 25 dicembre oltre 100mila fanti smisero improvvisamente di spararsi, uscirono allo scoperto, si scambiarono regali, intonarono canti natalizi

Dalla trincea tedesca partì, inaspettata, una triste nenia natalizia, che ruppe improvvisamente il silenzio di quel gelido 25 dicembre 1914, nelle Fiandre devastate dai combattimenti. Subito dopo, dall'altra parte del fronte, una voce rispose con un canto inglese. Ben presto l'intera linea fu tutto un rincorrersi di canzoni nelle diverse lingue. Poi timidamente i soldati emersero dai loro buchi di fango e ghiaccio, attraversarono la terra di nessuno e iniziarono a fraternizzare. Abbracci, scambi di regali, persino partite di calcio. Passerà poi alla storia come «Tregua di Natale», coinvolse forse 100mila militari e destò molta preoccupazione nei comandi generali che provvidero al più presto a spostare i reparti coinvolti su altri fronti. E l'anno dopo, per evitare altre pericolose derive pacifiste, ordinarono pesanti cannoneggiamenti per costringere i fanti nei loro ricoveri. La vicenda rimase nelle pieghe della storia, fino a quando nel 2005 non ne fu fatto un film, « Joyeux Noël - Una verità dimenticata dalla storia».
Eventi del genere erano già successi in altre epoche e in altre guerre e si ripeteranno anche in seguito su altri fronti. Ma nessuno prima e dopo, riuscì a coinvolgere un così alto numero di soldati. Del resto fino a tutto l'Ottocento le guerre erano in gran parte fatte da volontari, gente che aveva scelto il «mestiere delle armi» come lavoro per sfuggire alla miseria. E anche quando sui campi di battaglia erano stati gettati ragazzi chiamati di leva, il loro numero e la durata del conflitto non avevano mai raggiunto le dimensioni della Prima Guerra Mondiale. Dopo la dichiarazione delle ostilità nell'agosto del 1914, milioni di operai e contadini furono strappati al loro lavoro e alle loro famiglie, messi in divisa e armati.
Il conflitto doveva finire in poche settimane ma ben presto si impantanò in una logorante guerra di trincea dove i soldati rimasero inchiodati, tra improvvisi assalti e furiosi contrattacchi. In dicembre le operazioni languivano, le Fiandre furono avvolte da un gelo terribile, i fanti pensavano a casa, agli amici, alle imminenti festività, agli affetti a cui erano stati strappati. Così la notte della viglia, lungo il fronte nei pressi di Ypres, alcuni soldati tedeschi iniziarono a sistemare decorazioni nelle loro trincee e intonare canzoni natalizie. Britannici prima, francesi poi risposero e poco dopo attraversarono la terra di nessuno per scambiare con i nemici cibo, tabacco, alcolici ma anche ricordi, come bottoni delle divise e berretti. I soldati ne approfittarono per recuperare i corpi dei camerati caduti ma anche per organizzare partite di calcio «internazionali». In breve, come un'oda, la «tregua di Natale» si estese ad almeno 100mila militari che organizzarono funzioni religiose comuni. La cosa arrivò alle alte sfere militari dei due schieramenti che temettero ricadute sul morale e sulla combattività dei fanti. Molti reparti vennero immediatamente avvicendati e già il 26 la «Tregua» era finità. In alcuni punti sarebbe proseguita fino al primo gennaio, ma lungo gran parte del fronte erano ormai riprese le scaramucce e le scariche di fucileria.
La vicenda venne ignorata dai giornali per alcuni giorni, fino a quando il 31 dicembre apparvero in America, Paese allora neutrale, le prime corrispondenze sul New York Time. La notizia rimbalzò in Europa, dove venne ripresa dai quotidiani prima britannici poi francesi e sottolineata con forte biasimo. Mentre venne del tutto ignorata in Germania. A guerra finita cadde nel dimenticatoio e solo nel 2005 ne fu tratto il film «Joyeux Noël - Una verità dimenticata dalla storia», una coproduzione franco-anglo-tedesca. La pellicola viene puntualmente proposta da varie emittenti nei giorni precedenti il Natale. L'ultima volta, per la cronaca, domenica 22 dicembre, in seconda serata su Rete 4.
In seguito le alte sfere militari fecero di tutto per scoraggiare il ripetersi di questi episodi, anche se continuarono per tutto il conflitto, in forma isolata e sporadica e coinvolgendo un numero esiguo di soldati. All'avvicinarsi del Natale 1915, i rispettivi comandi generali diedero ordine di ruotare le truppe e aprire un fuoco di artiglieria lungo tutto il fronte. Disposizione ripetuta anche nel 1916 e nel 1917.

Nessuno uscì più dalle trincee e quell'ultimo gesto di umanità in un conflitto che causerà 35 milioni di morti e dispersi tra militari e civili, rimase come una sorta di unica isolata «Fiaba di Natale» in quel grande macello che fu la «Grande Guerra».

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