Per 70% degli uomini l'aborto non è un tema solo delle donne

Secondo un'indagine Eurispes, il 70,2% degli uomini ritiene che l'interruzione volontaria di gravidanza non sia una questione che riguarda esclusivamente le donne

Per 70% degli uomini l'aborto non è un tema solo delle donne
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Il 70,2% degli uomini ritiene che l'interruzione volontaria di gravidanza non sia una questione che riguarda esclusivamente le donne. Questo è quanto emerge dall'indagine Eurispes 'Dimensione Uomo - Uomini sempre più fragili e spaesati'.

L'indagine campionaria mette in luce che soltanto per il 29,8% degli uomini la decisione di abortire spetti solo alla donna. L'analisi per fasce d'età evidenzia una chiara tendenza generazionale: i giovani tra i 18 e i 24 anni sono i più inclini a considerare l'aborto una scelta esclusivamente femminile (37,3%), mentre questa percentuale diminuisce progressivamente con l'età, fino a raggiungere il 27,4% tra gli over 64. Tra le fasce di età più adulte e anziane (72,6% tra gli over 64) prevale, invece, una visione più tradizionale del ruolo della coppia e della famiglia e la convinzione che la decisione debba coinvolgere altri soggetti.

Il 51,7% degli uomini, inoltre, non si sente vicino al movimento femminista contemporaneo, mentre il 48,3% ha una posizione favorevole. Ciò che colpisce è che, in questo caso, i più giovani (18-24 anni), siano meno inclini ad aderire alla causa del movimento femminista contemporaneo (59,1%). Il 56% degli uomini è in disaccordo con l’affermazione che la società presti più attenzione alla tutela dei diritti delle donne piuttosto, mentre il restante 44% ritiene che vi sia una certa disattenzione nei confronti dei propri diritti in favore di quelli femminili. La "sensazione" di alcuni uomini di essere “messi in secondo piano” rispetto alle istanze femminili. Il 48% ha la percezione che si parli troppo poco della violenza femminile sugli uomini, mentre per il restante 52% del campione questo problema non viene percepito come centrale. Per il 58,9% degli intervistati si dovrebbe parlare di “femminilità tossica” con la stessa frequenza con cui si discute di “mascolinità tossica”. "Questo, se non tenuto in considerazione, potrà generare difensività e conflitto invece di contribuire a un dialogo costruttivo sulle sfide legate ai ruoli di genere - si legge nelle conclusioni della ricerca - Allo stesso tempo, la maggior consapevolezza rispetto ai cosiddetti 'atteggiamenti tossici' è positiva: indica che molti uomini stanno riconoscendo la presenza di dinamiche distruttive in sé o attorno a sé". "La ricerca, in definitiva, suggerisce che la maschilità non è un monolite e risulta necessario un discorso più inclusivo, in cui gli uomini abbiano la possibilità di esprimere paure e aspirazioni senza incorrere in giudizi basati su archetipi rigidi. L’aspetto più promettente è proprio l’emergere di un bisogno di confronto: la percezione di un disagio (ad esempio, in àmbito emotivo o rispetto all’aspetto fisico) potrebbe spingere verso un ripensamento delle norme sociali e una maggiore apertura al cambiamento".

Il 63,7% ritiene che gli stereotipi sulla mascolinità siano ancora presenti nella nostra società. Il 64,8% è ancora condizionato dalle aspettative sociali legate alla mascolinità, anche se con diversa intensità, mentre il 46,9% degli uomini percepisce un senso di confusione e di incertezza rispetto al proprio ruolo come uomo nella società. Per il 67,7% non è particolarmente difficile adattarsi alle trasformazioni sociali in corso, ma il 32,3% manifesta ancora difficoltà.

Il 50,5% degli uomini dichiara di non aver mai provato timore rispetto alla propria aggressività, mentre il 35,2%, riferisce di averne avuto paura almeno una volta. L’11,5% degli intervistati afferma di aver avuto frequentemente paura della propria aggressività, mentre il 2,8% riporta di provarlo regolarmente.

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