"Diritti dei migranti calpestati". Mare Jonio torna in mare e subito attacca il governo

Ennesima polemica da parte di una Ong contro il governo: stavolta è l'Italiana Mediterranea Saving Humans a cercare attenzioni per il suo ritorno in mare

"Diritti dei migranti calpestati". Mare Jonio torna in mare e subito attacca il governo
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La nave Mare Jonio è tornata in mare. L'unica imbarcazione battente bandiera italiana delle Ong è di nuovo nel Mediterraneo e presto tornerà a bussare ai porti dello stivale per avere un luogo di sbarco. Costruita negli anni Settanta per essere un rimorchiatore, nel 2018 Mediterranea Saving Humans la trasforma in una barca di salvataggio. Con il suo rientro in attività, può essere annoverata tra quei mezzi di piccole dimensioni che le Ong usano per cercare di fare pressione sul governo ed evitare l'assegnazione di porti lontani. Strategia che si sta dimostrando fallimentare, come dimostra l'invio a Genova della spagnola Aita Mari.

Le polemiche tra la Ong e il governo italiano, ma sarebbe più corretto parlare al plurale, visto che in passato Mare Jonio ha già avuto sanzioni ed è sotto processo a Ragusa per un intervento "ambiguo", proseguono. Ma intanto la nave ha preso il mare. "Dopo settimane di controlli da parte delle autorità italiane (l'ultima ispezione a bordo è avvenuta due ore prima della partenza), nonostante siano state minacciate conseguenze penali fino all'arresto nel caso in cui non fossero state scaricate tutte 'le attrezzature e gli equipaggiamenti di soccorso' dalla nave, abbiamo finalmente preso il largo", si legge nella nota della Ong.

Dopo aver fatto il punto sulla situazione degli ultimi mesi, ovviamente dal loro punto di vista, nella nota vergata da Laura Marmorale, presidente della Ong, si legge: "Dopo i fatti di Lampedusa, con migliaia di persone ammassate nell'hotspot, il governo Meloni ha varato l'ennesimo decreto legge che calpesta i diritti dei migranti. In questo clima il governo ha cercato di creare ogni tipo di cavillo burocratico per impedire alla Mare Jonio di tornare in mare".

Una ricostruzione fantasiosa che parla di cavilli burocratici ma che non considera che in Italia esistono delle leggi alle quali anche le Ong sono tenute ad aderire, nonostante per anni la sinistra abbia fatto loro credere il contrario. "In realtà, la volontà politica di fermare l'unica nave della flotta civile battente bandiera italiana è chiara nel quadro della propaganda governativa che criminalizza le persone migranti e chi è solidale con loro. E cerca di togliere dal mare testimoni scomodi della collaborazione con Libia e Tunisia", conclude la nota.

I migranti, in punta di diritto, rappresentano persone al di là del contesto legale, visto e considerato che entrano in un Paese straniero da irregolari, spesso senza documenti. E le Ong, di fatto, agevolano questo ingresso.

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