"Ucciso con 36 forbiciate mentre strisciava fuori dal locale". La violenza dei due cinesi sul rapinatore del bar di Milano

La Procura di Milano ha chiesto la convalida dell’arresto e la custodia cautelare dopo averli formalmente accusati di omicidio volontario. Con almeno venti forbiciate hanno ucciso Eros Di Ronza

"Ucciso con 36 forbiciate mentre strisciava fuori dal locale". La violenza dei due cinesi sul rapinatore del bar di Milano
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Si chiamano Liu Chongbin e Shou Zhou, hanno 49 e 30 anni i due cinesi per i quali giovedì 17 ottobre la Procura di Milano ha chiesto la convalida dell’arresto e la custodia cautelare dopo averli formalmente accusati di omicidio volontario. Sono loro che hanno ucciso con 36 forbiciate Eros Di Ronza, 37 anni, che intorno alle 5 del mattino ha tentato di rubare dei Gratta e Vinci nel bar-tabaccheria di viale da Cermenate: del locale risulta titolare una donna cinese che è moglie e zia dei due arrestati, la famiglia vive proprio sopra il locale. La contestazione di omicidio volontario in questo caso non prevede aggravanti, ma come esigenza cautelare la Procura contesta il pericolo di reiterazione del reato.
Secondo la pm di turno Maura Ripamonti che giovedì ha richiesto la convalida dell’arresto dei due cinesi - dinnanzi al magistrato si sono avvalsi della facoltà di non rispondere - Eros Di Ronza è stato ucciso «mentre stava strisciando fuori dal locale» e la «fase di maggior violenza» è avvenuta quando «l’uomo era a terra, gridando aiuto». «Non può nemmeno venire in considerazione, in particolare, la legittima difesa, considerando che Di Ronza, non appare aver minimamente reagito ai colpi di forbice ricevute ed è stato attinto prima mentre stava strisciando fuori dal locale e poi mentre stava scappando».


«Abbiamo già fermato il ladro, adesso sta malissimo, esce sangue, fate venire un»ambulanza. L’abbiamo picchiato» ha detto il 30enne Shou Zhou all’operatore del 112 nella telefonata delle 5.06 di ieri appena dopo aver aggredito Di Ronza per il tentato furto nel bar. «Si noti - osserva la pm Ripamonti negli atti d’inchiesta - come Shu usi a tratti il singolare («gli ho dato un pugno»), ma fornisca una ricostruzione complessiva dell’accaduto al plurale: «abbiamo già fermato il ladro», «l’abbiamo picchiato, serve l'ambulanza», con piena compatibilità rispetto a quello visto» da una testimone e "alle immagini di videosorveglianza, pur riprese da lontano, da cui risulta confermata la scena descritta" dalla stessa. Di Ronza - ricostruisce la pm, titolare delle indagini dell'Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico della questura - «viene prima colpito dal solo Shu tra glutei e parte posteriore delle cosce mentre sta strisciando fuori dal bar. Ciononostante, aiutato dal complice che lancia il casco contro lo Shu, riesce ad alzarsi e scappare. Si può pertanto ritenere che, sia sulla base della zona corporea attinta in questo frangente, sia per la fuga, le ferite inferte siano di modesta entità».
L’omicidio si consumerebbe «nella fase immediatamente successiva ai primi colpi, nell’ambito della fuga, subito bloccata da Shu e dallo zio Liu e che si svolge «di fronte al palazzo» di una testimone, «osservata da quest’ultima» in tutte le sue fasi.


Mentre i legali dei due cinesi, gli avvocati Simone Ciro Giordano e il collega Eugenio Rogliani, sono in attesa dell’esito dell’interrogatorio di garanzia, previsto per oggi pomeriggio in carcere a San Vittore davanti al gip di Milano Tiziana Gueli, sui social è nata una vera e propria polemica tra chi difende l’azione dei cinesi e chi invece li condanna per quello che hanno fatto.

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