"Il nostro sangue è diverso?". L'ira degli agenti contro le violenze degli studenti

Il primo giugno è andata in scena l'ennesima protesta violenta degli "studenti", che hanno attaccato ancora una volta i cordoni di polizia: "Ignoranti liberi di fare le loro scorribande per le vie di Roma"

"Il nostro sangue è diverso?". L'ira degli agenti contro le violenze degli studenti
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Ennesima manifestazione degli "studenti" ed ennesimi scontri con la polizia. A Roma, venerdì 1 giugno, si sono riuniti i gruppi di tutta Italia per contrastare la chiusura della campagna elettorale di Giorgia Meloni che si è svolta in piazza del Popolo. Ancora una volta, gli agenti sono finiti nel mirino dei violenti e ci sono stati ancora feriti tra le forze dell'ordine, che continuano a lamentare una mancanza di adeguata tutela nei confronti del loro lavoro e della loro professionalità. "Cosa ha di diverso il nostro sangue dagli altri? Sembra che il sangue che sgorga dalle nostre vene evidentemente abbia poco valore", denuncia Andrea Cecchini del sindacato Italia Celere della Polizia di Stato

"Pseudo-studentelli in nome della pace si sono presentati in strada travisati coi caschi, bastoni, bombe carta, scudi artigianali ed hanno attaccato gratuitamente una squadra del Reparto Mobile schiacciandola addosso alla 'camionetta' (così chiamata dagli ignorantelli) rischiando di soffocare qualche collega", prosegue. Solo la prontezza di riflessi di chi, ormai, sa come salvarsi la vita in queste situazioni ha evitato il peggio in questa circostanza. "Poco dopo gli stessi facinorosi, che di pacifisti non hanno nemmeno il nome, hanno lanciato una serie di bombe carta ad un altro contingente del Reparto Mobile imbottigliato in una stretta via ferendo colleghi con abrasioni varie", prosegue Cecchini, che poi fa dell'amaro sarcasmo: "Poteva andare peggio, poteva anche partire qualche manganellata per estrema difesa ma non c'è stata e allora siamo tutti contenti, poliziotti in ospedale, ignoranti liberi di fare le loro scorribande per le vie di Roma e capaci di rifiutare e rispedire al mittente qualsiasi diniego e imposizione dell'Autorità".

La rabbia dei poliziotti è tanta, comprensibilmente gli agenti si sentono impotenti davanti alla prepotenza e alla percezione dei violenti di poter fare quel che desiderano. "Tutto questo nonostante tutti i reati commessi, dalle lesioni aggravate alla resistenza a pubblico ufficiale a tutti i reati previsti dal TULPS per cui non si può partecipare a manifestazioni in luogo pubblico a volto coperto, con caschi protettivi, o con qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona, in luogo pubblico o aperto al pubblico, senza giustificato motivo", prosegue Cecchini.

Le domande che si fanno i poliziotti sono tante in questo contesto, anche a fronte di quanto accaduto venerdì a Roma. Il tutto aggravato anche dal fatto che una specifica parte politica tende a sostenere i manifestanti attaccando le forze dell'ordine. La speranza è che qualcosa, prima o poi, possa cambiare.

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