Dove eravamo rimasti? Il faccione di Bettino Craxi torna a campeggiare a Milano ma per fortuna o purtroppo si tratta di una scenografia della fiction su Enzo Tortora che Marco Bellocchio sta girando a Milano, tra via Circo e via Piatti, dove ha abitato il presentatore di Portobello accusato ingiustamente di far parte della camorra, su richiesta dei procuratori Francesco Cedrangolo e Diego Marmo, dal giudice istruttore, il magistrato Giorgio Fontana.
Non era vero nulla, lo stabilirono le sentenze definitive in Appello e Cassazione. Ma questo non gli risparmiò l’arresto, il 17 giugno 1983, per associazione camorristica e traffico di droga, mesi in cella tra Roma e Bergamo e i domiciliari per l’orrenda malattia che se lo portò via nel 1988. Quattro anni prima, alle Europee raffigurate nei manifesti di Psi e Partito Radicale, Tortora era stato eletto a Strasburgo con 414.514 voti. «È diventato deputato con i voti della camorra», disse il pm Marmo, che ne chiese l’arresto all’Europarlamento. Tortora si dimise, rinunciando all'immunità parlamentare, e fu messo ai domiciliari.
Nove mesi dopo venne assolto in Appello con formula piena ma ormai il male lo aveva mangiato dentro. Il referendum del 1987 sulla responsabilità civile dei magistrati registrò l'80,2 dei sì ma il Parlamento imbelle tramutó l’abrogazione degli articoli 55, 56 e 74 del codice di procedura civile, che escludevano la responsabilità civile, in un risarcimento mascherato che paga lo Stato (centinaia di milioni all’anno per ingiusta detenzione e errore giudiziario) mentre chi sbaglia la fa franca.
Purtroppo l’emergenza malagiustizia che stiamo vivendo ogni giorno non è una finzione, la lezione e il coraggio di Tortora non possono essere né dimenticati né traditi. Ben venga la fiction con il suo carico ideologico a rimettere al centro il diritto alla presunzione d’innocenza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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