Ogni giorno girano notizie particolarmente indicative delle abitudini ricreative - diciamo così di quella generazione di simpatici ragazzi, i nostri figli, i quali chiamano noi, gli adulti, «Boomer»; ed è meglio non dire come li chiameremmo noi. Ci basta ascoltarli: «Oh, Fra», «Bella Bro!», «Stai chill». Pre-neandertaliani, ma digitali.
Ultimamente hanno ottenuto parecchi «clic», l'unità di misura della qualità dell'informazione, gli articoli relativi alla casa di vacanza di Canazei devastata durante alcuni party alcolici organizzati da un gruppo di minorenni come defatigante attività post-sciistica (danni per 130mila euro) e gli articoli sulla fattoria della bergamasca assaltata da una banda di dodicenni: hanno fatto scappare gli animali e dato alle fiamme il fienile. Bene. Anzi, male. Colpisce che i due episodi abbiano una caratteristica in comune, oltre al fatto che per i protagonisti si è trattata solo di una cazzata (naturalmente). E cioè che i genitori abbiano difeso i figli.
Forse la scuola c'entra poco. Cosa possono fare i professori, oltre a non distrarsi per evitare di essere impallinati con una pistola ad aria compressa? Dobbiamo puntare sulla famiglia. Potremmo provare il metodo Full Metal Jacket. Chi sbaglia, cioè i ragazzi, sta in piedi a mangiare un bombolone, o scrollare il telefonino. Chi non li ha educati, cioè i genitori, fa le flessioni.
Mamma e papà - o due mamme o due papà - non devono solo pagare i danni; dovrebbero anche espiare la pena, al posto dei figli, in regime di lavori socialmente utili. La vera colpa, in fondo, è la loro. La pesca non cade mai lontano dall'albero.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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