"Fanc... Salvini". Quel like del giudice di Catania contro il leader della Lega

Un "pollice in su" del giudice di Catania a un post del 2018 contro il leader della Lega Matteo Salvini, conferma lo schieramento politico della toga

"Fanc... Salvini". Quel like del giudice di Catania contro il leader della Lega
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Il giudice Iolanda Apostolico è da giorni al centro delle cronache per la sentenza con la quale ha disapplicato il decreto Cutro, ritenendolo illegittimo. Molte delle accuse nei suoi confronti sono incentrate sul suo orientamento politico, che finché il suo profilo Facebook è statp aperto e, quindi, pubblico, era sotto gli occhi di tutti. C'era in bella mostra, come primo post della sua bacheca, una petizione del 2018 per chiedere ai parlamentari la sfiducia dell'allora ministro Matteo Salvini e c'erano diversi post in difesa di migranti e Ong.

Post contro salvini di Apostolico

Ma Salvini sembra essere inviso un po' a tutta la famiglia di Apostolico, come dimostra il "like" che lo stesso giudice, il 16 agosto 2018, metteva a un post di suo marito anche lui simpatizzante della sinistra rossa e impiegato in tribunale, che a differenza di sua moglie ha preferito tenere aperto il suo profilo. Una foto di una festa "multietnica", come la definisce il marito del giudice Apostolico, che si tenne a Milena, in provincia di Caltanissetta, in quella che lui definisce "la nostra arretrata Sicilia". Nella foto, si vedono alcuni ragazzi di colore che sembrano ballare e la didascalia di Mingrino è molto chiara: "Festa di piazza, si balla, si salta, tutti insieme... Allegria, energia, gioia... Fanculo Salvini". Una didascalia colorita alla quale il giudice ha dato il suo apprezzamento. Un'espressione del suo orientamento politico, legittimo al di là di ogni contestazione, finché non entra nelle sue aule di tribunale.

Il giudice di Catania è evidentemente schierato verso la sinistra radicale e appoggia con convinzione i movimenti no-borders e le Ong ed è per tale ragione che in tanti considerano la sua una sentenza ideologica. Disapplicando il decreto Cutro ha di fatto rimesso in libertà quattro tunisini, dei quali due già con precedenti. Nessuno di loro ha il profilo del rifugiato, pertanto non si configura per loro la protezione internazionale.

Anche per questa ragione avanza il sospetto di una decisione ideologica, che però il giudice rimanda al mittente dicendosi convinta dell'inattaccabilità della sua decisione. Sfida il governo proponendo il ricorso in Cassazione, che il Viminale ha già annunciato e che verrà ufficializzato nei prossimi giorni.

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