"Vilipendio e minaccia". Nei guai i collettivi che misero Meloni a testa in giù

In totale sono 12 i provvedimenti emessi dalla procura di Bologna per la manifestazione del Laboratorio Cybilla: violenza contro le istituzioni e passanti tra gli altri reati contestati ai manifestanti

Foto di Collettivo Cybilla
Foto di Collettivo Cybilla

Lo scorso novembre, l'ennesimo attacco contro il governo Meloni si è consumato a Bologna per mano del Laboratorio Cybilla, collettivo femminista che fece discutere per aver appeso a testa in giù il manichino di Giorgia Meloni. Nel silenzio della solita sinistra che coccola queste frange estremiste, nonostante le minacce esplicite alle istituzioni, questi personaggi sono liberi di creare caos e confusione nelle città con manifestazioni non richieste, talvolta anche violente, com'è accaduto in quell'occasione. Oggi, la polizia di Stato ha eseguito 12 provvedimenti cautelari e perquisizioni in relazione a quei fatti e all'occupazione di qualche settimana prima dello studentato di via Serlio, lo scorso 19 ottobre 2022, sempre a Bologna. L'attività di indagine è stata svolta mediante la raccolta di immagini e testimonianze, che hanno permesso la ricostruzione dei fatti.

I provvedimenti cautelari eseguiti quest'oggi consistono in 2 divieti di dimora e 10 misure dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria sono stati emessi all’esito di una attività d’indagine della Digos. I reati contestati alle persone raggiunte dai provvedimenti sono vilipendio, minaccia aggravata, violenza privata aggravata, resistenza aggravata a pubblico ufficiale, danneggiamento, travisamento e accensione di fumogeni. Nel comunicato diramato dalla polizia di Stato, si specifica che le misure nascono proprio dall'occupazione e dalla manifestazione non autorizzata, quando "alcuni manifestanti con il volto travisato si erano arrampicati in una impalcatura istallata sulle due torri e avevano appeso a testa in giù un manichino raffigurante il presidente del Consiglio Giorgia Meloni mentre altri allontanavano il personale della Digos immediatamente intervenuto".

Ma se questa è stata l'iniziativa di maggior rilievo di quell'evento, ce ne furono altre collaterali, individuate dagli investigatori. Nel comunicato si sottolinea che durante la manifestazione "alcuni manifestanti avevano danneggiato un palazzo storico del centro cittadino, imbrattando con la vernice l’ingresso di un negozio e l’intera facciata dell’edificio". Tutto questo mentre "altri attivisti costringevano con violenza i clienti dell’esercizio commerciale a non entrare o uscire dal suddetto negozio".

Per 11 attivisti l’attività d’indagine ha riguardato anche l’occupazione dello studentato di via Serlio che ha portato alla contestazione del reato di invasione arbitraria di terreni o edifici ed violenza privata in concorso. L’attività di perquisizione ha interessato anche gli spazi illegalmente occupati e direttamente collegati ai reati contestati agli indagati, di proprietà dell’Università, ubicati nella zona universitaria.

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