"Iniziamo dall’Africa". Ecco l'ultima trovata del presidente di Cna dell’area metropolitana di Firenze, Giacomo Cioni, avanzata in una intervista rilasciata all'edizione fiorentina di Repubblica. Sul problema lavoro il vertice toscano della Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa ha in mente soluzioni alternative. A suo dire, infatti, gli italiani non sarebbero adatti a “quei mestieri”. Operai tessili, tecnici, pellettieri ma anche ingegneri, e più in generale tutti i lavori manuali: i nostri connazionali non sarebbero abbastanza preparati a svolgerli. Stesso discorso per le pulizie, il personale agli sportelli, i cuochi, i camerieri, gli informatici e i tecnici della salute. La soluzione? "Aprire scuole di formazione nei paesi ad alto tasso di migrazione", spiega appunto Cioni a Repubblica.
Il Patto di Taormina
Quella avanzata dal presidente di Cna dell’area metropolitana di Firenze, purtroppo, non è una novità. La proposta arriva infatti da Cna nazionale. Lo scorso settembre ha, infatti, firmato un accordo con l'Europa che ora passa sotto il nome di Patto di Taormina. "La Cna crede molto nel rafforzare i rapporti con le altre organizzazione europee - dichiarava in quell’occasione il presidente nazionale della confederazione Dario Costantini - dobbiamo accelerare il lavoro comune su temi che interessano in modo trasversale l’Europa". L'accordo prevede una cooperazione sull’emergenza energetica, sulla formazione e sulla cooperazione nell’area euro mediterranea. È stato proprio in quella occasione che l'Italia ha avanzato per la prima volta l'idea, oggi rilanciata da Cioni, di creare istituti nei Paesi del Nord Africa, istituti professionali dove sia possibile "istruire" i migranti e poi farli arrivare in Italia preparati e pronti a lavorare.
I rischi della proposta
L'idea della Cna sembrerebbe incarnare una soluzione che mira a incrementare ancora di più l’immigrazione clandestina. È sotto gli occhi di tutti l’immenso numero di migranti che ogni giorno arriva nel nostro paese in modo illegale e che resta senza documenti per periodi molto lunghi. Finanziando scuole per i lavoratori di domani, che nella visione di Cna sono tutti immigrati, si rischia infatti di incentivare ulteriormente le partenze. E ai nostri figli cosa resta? Fuggire all'estero? Non c’è dubbio che molti, troppi, italiani si sono seduti sul divano ad aspettare, ma questo è solo il frutto delle politiche grilline basate sull’assistenzialismo e sui sussidi ad ogni costo. Assurdo, dunque, puntare il dito contro i giovani italiani.
I numeri del problema
"Sempre meno giovani che vogliono svolgere i nostri mestieri", spiega Giacomo Cioni sottolineando la differenza tra i diversi percorsi di studi. Troppi liceali e pochi ragazzi usciti dagli istituti professionali, questo è il problema. Consultando i dati del Miur scopriamo che nel 2022 solo a Firenze 7.500 studenti erano iscritti agli istituti professionali, 605 frequentavano corsi di avviamento al lavoro e 23mila erano usciti da un liceo. Questi, non sarebbero una risorsa per il mercato del lavoro italiano. A confermarlo anche le parole del Presidente nazionale di Cna, Dario Costantini, che qualche giorno fa ha dichiarato: “Ogni anno si diplomano (in Italia ndr) 20mila tecnici contro il mezzo milione in Germania".
Per la Cna, però, la soluzione non è di incentivare il lavoro tra gli italiani, magari regolarizzando i contratti o evitando di penalizzare chi finisce nel vortice di stage e tirocini sottopagati, ma investire sugli immigrati aprendo scuole, appunto, istituti professionali non per farli lavorare nel loro Paese ma per farli venire in Italia già pronti ad entrare nel mondo del lavoro. Al posto degli italiani.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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