Prima intervista televisiva per Cecilia Sala dopo la librazione dal carcere di Evin. La giornalista è stata ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa. "La mia è stata l'operazione per liberare un ostaggio più rapida dagli anni Ottanta", ha spiegato Sala, rimasta 21 giorni in isolamento. "Avevo chiesto il Corano in inglese perché pensavo fosse un libro che avessero e che non mi potessero negare. Invece ho passato il tempo a leggere gli ingredienti sulla busta del pane", ha detto la giornalista, ribadendo quanto già detto nelle precedenti interviste. "Non sapevo nulla. Le telefonate con Daniele sono state le più lunghe, perché vivendo insieme avevamo un linguaggio in codice, per cui riuscivo a passare delle informazioni nonostante la regola che non potevo passare le informazioni", ha detto ancora Sala, sottolineando che fosse controllata durante le chiamate.
L'interrogatorio ha riferito che avveniva da incappucciata, "per costruire una condizione psicologica per la quale possano accusarti di spionaggio o altre accuse inventate". E poi aggiunge: "La liberazione mi viene annunciato alle 9 del mattino dell'8 gennaio e il giorno prima mi hanno interrogata incappucciata per 10 ore faccia il muro. Sono crollata, mi hanno dato una pasticca e io l'ho presa, non ero in grado di proseguire". In quelle situazioni, dice nella conversazione con Fazio, "non mi hanno mai toccato, anche perché i maschi non possono neanche sfiorare le femmine, mi portavano con un bastone in sala interrogatori. Ero incappucciata anche per andare alla toilette. C'erano fari al neon sempre accesi e quando non dormi per giorni perdi anche fiducia nella tua testa".
Sala spiega che "Non credevo di essere libera, pensavo fossero i pasdaran, che agisce indipendentemente dal governo. Pensavo che mi stessero portando in una loro base e che non si fidassero del carcere ufficiale. Mi tolgono la benda solo nell'aeroporto militare". Sull'intervento di Elon Musk, Sala ha ribadito che "nessuno della mia famiglia, nè il mio compagno ha mai parlato con Elon Musk. Ma Raineri ha contattato il referente in Italia Andrea Stroppa e lui gli ha risposto 'informato'". Poi ha rivelato che "sapevo che c'era un conto alla rovescia che era l'insediamento di Trump, che li spaventava. Quando mi hanno detto che era morto Jimmy Carter, che era il presidente della presa degli ostaggi nell'ambasciata Usa a Teheran, quella è l'unica notizia che mi hanno dato dall'esterno. Lì ho capito che il messaggio era 'sei un ostaggio'".
E spiega: "A un certo punto mi ha chiesto se preferissi la pizza con l'impasto alla napoletana o alla romana. Era un modo per dirmi che conoscevano bene il nostro Paese". Raccontando la sua prigionia, la giornalista ha rivelato che durante i 21 giorni in cui è stata in carcere nei pressi di Teheran, "c'era una ragazza che prendeva la rincorsa per sbattere la testa il più forte possibile contor il muro. I rumori che arrivavano erano devastanti". Ha ribadito di essere stata prelevata nella sua camera di hotel e sulle ragioni del suo arresto: "Ho preso in considerazione l'idea che fossi in ostaggio, che fosse fasulla l'indagine. Però ho provato a pensare a cosa li avesse spinti. L'intervista alla comica che è stata in carcere per il suo lavoro non è piacuta, però era annunciata.
Ho intervistato anche uno dei fondatori dei pasdaran, c'era qualcosa che non tornava nel mio arresto". E poi, conclude l'intervista ammettendo: "Finché c'è la Repubblica islamica non torno in Iran".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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