Inno alle foibe, botte e droga: lezioni di anarchia ai giovani

Nei collettivi e sui social, i gruppi antagonisti cercano di «educare» gli studenti. Che giocano alla rivoluzione

Inno alle foibe, botte e droga: lezioni di anarchia ai giovani

Centri sociali e anarchici fanno ancora proselitismo in scuole e università. Niente di nuovo, una strategia che si ripete: una cantera di giovani volubili, sobillati da ideali rivoluzionari, che poi vengono messi nelle prime file dei cortei violenti, come si è già verificato in diversi episodi, anche recenti. Le occupazioni sono il pretesto migliore, i collettivi studenteschi il «piede di porco» delle organizzazioni per infiltrarsi nelle istituzioni scolastiche. Siamo entrati nelle chat di alcuni di questi per capire come funzionano e come si muovono, trovando conferme sul loro modus operandi.

Abbiamo individuato il leader di uno dei collettivi in un giovane non ancora maggiorenne, molto vicino a uno dei centri sociali più attivi nelle guerriglie No Tav. Lui stesso, come dimostrano i suoi social, ha preso parte agli assalti al cantiere di San Didero, l’ultimo nel giorno dell’Epifania. È a lui, figura più carismatica, che fanno riferimento tutti gli altri ragazzini, ammaliati dal fascino dello scontro violento con le istituzioni. Si sentono adulti che giocano alla rivoluzione, insultano gli «sbirri», parlano di «lotta armata» e condividono le foto, diventate celebri, degli Anni di Piombo a Milano. Dicono di volere lo «scontro» con le forze dell’ordine alle quali rispondere con le «botte», ma pochi messaggi dopo spiegano di non poter partecipare alle riunioni del collettivo, perché la loro mamma non vuole.

Il giovane leader inneggia alle foibe e nel Giorno del Ricordo ha cercato di coinvolgere gli altri giovanissimi a partecipare al contro-corteo per mettere in pratica gli insegnamenti del «laboratorio» seguito durante l’occupazione. Quale laboratorio? Quello dell’antifa-boxe. Durante l’occupazione, infatti, in uno dei licei sono stati organizzati alcuni incontri con personaggi esterni alla scuola, spesso provenienti dai centri sociali. Tra questi, appunto, anche quello di boxe-antifascista. Non è mancato il «corso sulla lotta No Tav», il tutto all’interno di un liceo statale, che per alcuni giorni è stato nelle mani di un manipolo di studenti. Nella maggior parte dei licei occupati, anche in quello a cui fa riferimento uno dei collettivi delle chat, si tengono incontri contro il 41-bis e in solidarietà con Alfredo Cospito, che vengono spesso organizzati e gestiti da personaggi vicini al mondo anarchico e dei centri sociali, esterni alla scuola.

L’occupazione a cui fa riferimento uno dei collettivi da noi seguiti è stata camuffata come un gesto di protesta nei confronti del ministro dell’Istruzione Valditara, anche solo per il fatto che sia vivo. Così si legge in una delle conversazioni che si trovano in questa chat, in cui gli pseudo-rivoluzionari parlano anche di cacciare gli «sbirri» in caso di tentativo di sgombero dell’edificio. Un trattamento che vorrebbero riservare anche al dirigente scolastico, per avere la massima libertà di azione. Libertà che, dal loro punto di vista, include anche quella di portare e consumare droga, come scrivono senza remora alcuna nelle loro conversazioni, quando parlano di ragazzi «fatti» durante l’occupazione.

Stando a quanto emerge dai messaggi che si scambiano a ogni ora del giorno e della sera, anche durante le ore scolastiche, a essere maggiormente coinvolti nei collettivi sono gli studenti delle classi inferiori, spesso quelli delle prime classi, che vengono forse attirati dall’idea di fare qualcosa di nuovo e di alternativo, senza

comprenderne a pieno le implicazioni. Ragazzini che, appunto, vanno a scuola ed escono accompagnati dalla mamma e dal papà, ai quali gli impavidi «rivoluzionari» si preoccupano di non mostrare gli eccessi di queste occupazioni.

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