L’11 dicembre del 2018 nella zona dei mercatini di Natale (Christkindelsmärik) di Strasburgo l’attentatore Chérif Chekatt uccise 5 persone e ne ferì altre 11. Tra le vittime ci fu anche il giovane giornalista italiano Antonio Megalizzi. Nel corso di indagini parallele condotte da ilGiornale.it su eventi storici che riguardano il nostro Paese sono emerse verità scomode che riguardano l’intelligence internazionale. Una donna molto vicina alla Cia ha riferito che all’epoca dell’attentato ricevette un segnale di allarme da alcuni suoi amici. Qualche giorno prima dell’attentato le avevano suggerito di annullare il suo viaggio a Strasburgo.
Per poter comprendere l’importanza di questa rivelazione dobbiamo fare un passo indietro, ricostruire i fatti dell’11 dicembre 2018, comprendere le decisioni politiche che seguirono all’attentato e far luce sulle indagini che hanno condotto all’arresto dei complici dell’attentatore. Strasburgo è la sede del Parlamento Europeo, si potrebbe dire uno dei cuori pulsanti dell’Europa, nelle cui strade si riversano esponenti politici, giornalisti e profili di alto rango di tutta Europa.
Alle ore 20 di martedì 11 dicembre, Chérif Chekatt, 29 anni, di origine Marocchina, armato di una pistola e di un coltello, ha aperto il fuoco in più fasi uccidendo sul colpo o determinando la morte per le gravi ferite, di 5 persone, il thailandese Anupong Suebsamarn, il francese Pascal Verdenne, l'afgano Kamal Naghchband, il giornalista italiano Antonio Megalizzi, deceduto tre giorni dopo per le implicazioni del colpo d’arma da fuoco alla testa, e il polacco Barto Pedro Orent-Niedzielski, collega di Megalizzi, che morirà cinque giorni dopo. Ferì inoltre 11 persone e dopo uno scontro a fuoco con la polizia, nel quale riportò una profonda ferita, prese in ostaggio un tassista per poi lasciarlo libero e fuggire a piedi a Neudorf, quartiere nel quale abitava.
Riuscì a far perdere le sue tracce per circa 48h per poi essere individuato dalla polizia. Verrà “neutralizzato” poco dopo in un blitz delle forze speciali. Al momento dell’attentato l'Europarlamento era impegnato nella sessione plenaria. Venne quindi chiuso e le operazioni di evacuazione per oltre tremila tra deputati, personale e giornalisti, cominciarono alle 3 di notte.
Successivamente, il 29 gennaio 2019, la polizia francese arresterà cinque presunti complici per poi incriminarne tre per aver aiutato Chekatt ad entrare in possesso dell’arma da fuoco utilizzata il giorno dell’attentato. Ma chi era l’attentatore? Chérif Chekatt nacque il 4 febbraio del 1989 a Strasburgo, condannato più volte per reati minori, nel 2011 scontò due anni di carcere. Venne poi schedato come elemento “radicalizzato“, il suo dossier era infatti contrassegnato dalla lettera “S” che sta proprio ad identificare i soggetti islamici radicalizzati.
Nelle indagini portate avanti da questa testata sull’inchiesta “Gladio parallela” sono emerse significative dichiarazioni. In questo specifico caso facciamo riferimento alle informazioni rilasciate al criminologo Federico Carbone, consulente della famiglia Mandolini, in occasione degli accertamenti da questo portati avanti con l’intento di ricostruire i fatti che condussero all’uccisione dell’incursore della Folgore Marco Mandolini.
Secondo le informazioni raccolte da Carbone da una fonte tutt’ora coperta, ma che possiamo dire trattarsi di un generale dell’esercito Usa, di stanza a Camp Darby e vicina ad ambienti della Cia, qualche giorno prima dell’attentato di Strasburgo alcuni "amici" le avevano suggerito di annullare il suo viaggio. Coincidenza o questo significa che l'intelligence americana era a conoscenza dell’attentato? E se si, cosa fece di questa informazione?
Sia per il criminologo Carbone che per il procuratore capo di Lagonegro Gianfranco Donadio, che ha indagato a lungo sulla stagione stragista che ha insanguinato l'Italia nei primi anni Novanta, sembrerebbe che una cellula illegale della Cia, composta da personale italiano, a sua volta legato ad apparati del Sismi, abbia operato parallelamente a Cosa nostra.
Sezioni Ombra, vengono definite da alcuni addetti ai lavori. Nuclei di agenti super-addestrati e provenienti in larga parte dalla VII Divisione del Sismi. Nuclei attivati per operazioni sporche, in parole povere. Secondo Federico Carbone, la cellula esisterebbe ancora e sarebbe tutt’oggi operativa, forse sotto altro nome e con nuove strategie, ma esistente.
A legare le nuove strategie con fenomeni del passato sarebbe il modus operandi.
Questa chiave di interpretazione implica la necessità di una nuova e più approfondita fase di indagini riguardanti non solo l’attentato dell’11 dicembre 2018, passato alla storia come l’ennesimo atto di un “lupo solitario” che secondo il quotidiano Le Parisien avrebbe detto di aver “ucciso per vendicare i fratelli morti” in Siria, ma anche riguardo altri eventi che - apparentemente slegati tra loro - potrebbero essere uniti da un sottile filo. Ovviamente rosso sangue.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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