Mentre l'Italia tenta la liberazione di Cecilia Sala, arrestata in Iran e attualmente detenuta nei pressi di Teheran, gli Stati Uniti hanno richiesto l'estradizione di Mohammad Abedini Najafabadi, cittadino iraniano 38enne bloccato il 18 dicembre scorso all'aeroporto di Malpensa dalla Digos su ordine della giustizia americana. L'uomo si trova attualmente detenuto nel carcere di Opera ed è accusato di terrorismo per aver violato le leggi americane sull'esportazione di componenti elettronici sofisticati dagli Usa all'Iran e per aver fornito materiale a un'organizzazione terroristica straniera.
Sulla base della documentazione gli Stati Uniti hanno inviato all'Italia e relativa al fascicolo di indagine contro Najafabadi, la Corte d'Appello di Milano è tenuta a valutare se sussistono le condizioni per accogliere la richiesta di Washington. Nel caso in cui venga dato il via libera, servirà la firma del ministero della Giustizia per concretizzare l'estradizione: da via Arenula avranno al massimo 10 giorni per completare la pratica e rendere effettiva la sentenza. La sorte dell'uomo si lega a doppio filo con quella di Sala, in quanto gli analisi considerano plausibile la possibilità che la giornalista possa essere stata arrestata per far leva sulle autorità italiane e americane e ottenere in questo modo la liberazione di Mohammad Abedini Najafabadi.
Gli Stati Uniti si sono mossi con gran rapidità per inviare all'Italia la richiesta di estradizione dell'iraniano. Avrebbero avuto tempo fino al 28 gennaio, giorno in cui sarebbero scaduti i 40 giorni previsti dalla legge. Per l'udienza sarà necessario attendere alcune settimane: il giudice deve studiare il fascicolo e capire i contorni nella richiesta americana prima della pronuncia. Secondo gli Stati Uniti, Mohammad Abedini Najafabadi avrebbe violato l'International Emergency Economic Power Act dando supporto materiale al Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche, tramite la fornitura di componenti elettroniche per la costruzione di droni. Attualmente il 38enne iraniano è detenuto nel carcere di Opera.
Nel frattempo la diplomazia italiana si sta muovendo nell'ombra, per quanto possibile, per riuscire a scarcerare la giornalista, contro la quale non sono ancora state mosse accuse formali da parte del governo di Teheran.
La giornalista ha ricevuto in carcere la visita consolare dell'ambasciatore d'Italia a Teheran e ha effettuato due telefonate alla famiglia per rassicurarli sulle sue condizioni di salute. Sui social si moltiplicano invece le iniziative che chiedono la liberazione della giornalista. Domani a Torino è previsto un presidio per Sala.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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