Milano, schiaffo della Statale a Israele: "Pronti a congelare i fondi"

I gruppi studenteschi pro Pal esultano già: "Oggi celebriamo una vittoria storica". Ma il Senato accademico deve ancora riunirsi

Milano, schiaffo della Statale a Israele: "Pronti a congelare i fondi"
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L’università a Statale «sta valutando il possibile congelamento della mobilità di studenti e ricercatori» per l’anno accademico 2025/2026 con la Reichman University nel distretto di Tel Aviv in Israele. La conferma arriva dallo stesso ateneo milanese, che motiva la decisione (ancora tecnicamente in fieri) per «il peggioramento del conflitto in Medio Oriente, anche sulla base dell'invito alla cautela pubblicato dalla Farnesina in merito ai viaggi nell'area».

Dall’Università ci tengono a specificare «che il congelamento non coincide con la rescissione dell'accordo di mobilità che è previsto fino alla fine del 2027 e che l’argomento verrà discusso in Senato Accademico». Senato che si riunisce proprio oggi. L’argomento non è all’ordine del giorno, ma è previsto un intervento della neo rettrice Marina Brambilla che ne darà comunicazione.

Se per l’ateneo, ufficialmente, il congelamento non è ancora deciso, a darlo invece per certo sono i gruppi studenteschi che da mesi hanno fatto pressione (occupando l’università per settimane nella scorsa primavera) affinché venissero boicottati, cioè interrotti i rapporti con le università israeliane. «Oggi celebriamo una vittoria storica», esultavano già ieri sui social i «Giovani Palestinesi» auspicando lo stesso risultato in tutte le università italiane.

La rettrice «a seguito di un incontro privato avvenuto lo scorso 18 ottobre con una delegazione dell’Intifada studentesca e del coordinamento Unimi per la Palestina - scrivono - ha deciso di cedere alle nostre richieste di boicottaggio congelando con effetto immediato l’accordo con una delle roccaforti del sionismo».

Ora quindi «questa vittoria impone di alzare il livello del conflitto negli atenei - annunciano anche gli attivisti di Cambiare Rotta - in maniera tale da un lato da continuare a boicottare i rapporti con il complesso militare-industriale, dall'altro da

opporsi ai progetti di riforma di questo governo che mirano a rendere le università dei luoghi sempre più elitari e aziendalizzati». Insomma la mobilitazione continua con una data già fissata per il prossimo 15 novembre.

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