La nave madre, la simulazione e l'arresto: così sono stati fermati i trafficanti di migranti

Hanno portato i migranti fino al limite delle acque italiane, simulando poi di aver compiuto un soccorso in attesa dell'intervento dei mezzi italiani: tre tunisini in carcere ad Agrigento

La nave madre, la simulazione e l'arresto: così sono stati fermati i trafficanti di migranti
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Il gip di Agrigento ha convalidato il fermo dei tre trafficanti che con un peschereccio hanno trasportato oltre 30 migranti dalla Tunisia all'Italia. Ai tre viene contestato il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. L'attività di polizia giudiziaria, avviata lo scorso 12 agosto, è partita da una chiamata di soccorso con la quale veniva segnalata la presenza di un'imbarcazione con migranti nelle acque a sud di Lampedusa.

Giunti sul posto, i mezzi della Guardia di finanza e di Frontex hanno individuato un peschereccio tunisino, con a bordo 31 migranti e 3 componenti dell'equipaggio, che trainava due tender privi di motore. Si tratta dell'ennesimo caso di "nave madre", un sistema di viaggio che viene utilizzato dai migranti più abbienti che possono spendere fino a 8mila dinari per raggiungere l'Italia, contro una media di circa 2mila, anche se ci sono imbarcazioni che fanno pagare 1500 dinari. Il viaggio a bordo del peschereccio è più sicuro per i migranti, che viaggiano fino alle acque territoriali italiane sull'imbarcazione maggiore, per poi essere trasbordati a poche miglia dalla costa sui piccoli gommoni.

A quel punto parte la chiamata di soccorso che fa scattare l'intervento Sar e il relativo trasporto in Italia. Ma in questo caso il piano era ancora più complesso. Le buone condizioni di salute dei migranti, infatti, sono state considerate incompatibili con giorni di viaggio via mare e la precarietà dei due piccoli gommoni trovati a fianco del peschereccio hanno indotto a pensare che sicuramente i migranti non avessero viaggiato autonomamente. Una conferma che è arrivata anche a seguito del sequestro dei telefoni dei migranti a bordo, dove sono stati trovati i video che confermano il viaggio a bordo del peschereccio. Le successive attività investigative presso l'hotspot dell'isola hanno permesso di cristallizzare l'ipotesi di una attività pianificata da parte del peschereccio tunisino.

La strategia, in questo caso, era ancora diversa: il peschereccio li ha portati fino al limite delle acque italiane, poi ha chiamato i soccorsi e finto di aver trovato i gommoni carichi di migranti e di aver prestato il primo soccorso in attesa dell'intervento dei mezzi italiani che avrebbero poi

completato la manovra, lasciando trafficanti liberi di far rientro in Tunisia con il loro motopesca. Ma il piano non si è concluso come era stato preventivato e i tre si trovano in una cella di Agrigento.

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