"Ne vale la pena". Open Arms sfida ancora l'Italia e torna in mare

Centunesima missione per la nave Open Arms, dell'omonima Ong, che è partita da Napoli per dirigersi nel Mediterraneo centrale

"Ne vale la pena". Open Arms sfida ancora l'Italia e torna in mare
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Proseguono le sfide delle navi Ong all'Italia in spregio per i decreti Piantedosi di inizio anno. L'ultima in ordine di tempo è la spagnola Open Arms, che in quanto a scontri con l'Italia ha lunghissimi precedenti. La nave - non è l'ammiraglia da mesi ferma nel porto di Barcellona - è salpata da Napoli e si sta dirigendo in queste ore verso il Mediterraneo centrale, lungo la rotta tripolitania della Libia. Una scelta non casuale, la stessa per tutte le navi della flotta civile che operano da quella parte. Il motivo per il quale, nonostante siano almeno due le rotte da quel Paese, venga scelta solo quella che ha come hub di partenza Zuhara non è mai stato chiarito.

"Al via la missione 101 della Open Arms salpata stamane da Napoli. Ci dirigiamo verso il confine più mortale del pianeta nelle acque internazionali del centro Mediterraneo. Ne vale la pena per ogni singola vita che salviamo a bordo di questo vecchio rimorchiatore", ha scritto la Ong sui suoi social poco prima della partenza. La nave di Oscar Camps è stata salutata con grande giubilo dall'altra parte del Mediterraneo, dove è stato annunciato il suo ritorno in mare con numerosi commenti di apprezzamento e di soddisfazione. Sono tanti quelli che sognano di salire su quella nave dopo un recupero dai barchini diroccati che usano per lasciare la Libia e qualcuno di loro, probabilmente, nei prossimi giorni o settimane riuscirà a coronare il suo sogno.

Quel che succederà dopo non è dato saperlo ma è pressoché ovvio: dopo l'intervento su un barchino più o meno in difficoltà, la nave chiederà un porto italiano, che verrà concesso. Alla Ong la scelta fatta dalle autorità italiane non sarà gradita e così inizierà la solita solfa in cui chiede un porto di sbarco più vicino, ossia in Sicilia. Un film noto, visto e rivisto che ormai non fa nemmeno più notizia. Nonostante il tar del Lazio, solo pochi giorni fa, abbia definito come legittima la strategia dell'Italia di smistare i migranti per evitare i sovraccarichi, è di queste ore l'annuncio dell'ennesima Ong di una denuncia contro il governo.

Alla Humanity 1, nave di Sos Humanity, che ha soccorso 199 migranti in cinque interventi, è stato assegnato il porto di Ortona in provincia di Chieti, a 1.300 chilometri di distanza dalla zona in cui la nave ha operato.

Il capitano, fa sapere la ong, "ha chiesto invano un porto più vicino per i sopravvissuti gravemente indeboliti, che hanno passato cinque giorni in mare, in parte senza cibo nè acqua. La pratica dell'Italia di assegnare sistematicamente porti distanti pone un evitabile rischio alla loro salute".

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